Una delle crisi in questa emergenza globale è quella occupazionale, con i numeri della disoccupazione che sono esplosi in quasi tutti i paesi europei. Una situazione che non ha precedenti, di fronte alla quale i sindacati chiedono misure di protezione del posto di lavoro e di sostegno al reddito. A confermarlo, ai microfoni della RSI, è il segretario generale della confederazione sindacale europea, di cui fanno parte anche i sindacati svizzeri. “C’è bisogno di un sostegno finanziario alle imprese, perché sopravvivano durante la crisi e possano ritornare sui mercati dopo la crisi, ma dall’altra parte è necessario garantire che le persone possano mantenere il proprio posto di lavoro, anche se sono stati sospesi dal lavoro”.
Un ulteriore problema, secondo il sindacalista, è la disomogeneità, ma anche la debolezza, delle misure intraprese: “Più o meno due terzi dei paesi hanno messo in campo dei sistemi di sostituzione o di sostegno al reddito (lavoro ridotto, cassa integrazione, …), mentre nel terzo restante dei paesi non esiste nessuno di questi sistemi. Dove ci sono è necessario rafforzarli a livello di copertura. Un esempio: il “Kurzarbeit” in Germania può durare solo 6 settimane e copre il 60% del reddito…è chiaro che in una situazione di lockdown totale o parziale questa misura non è sufficiente e bisogna prolungarla e bisogna far sì che copra tutti i lavoratori in tutti i settori, compresi gli indipendenti, i precari e i lavoratori della piattaforme, arrivando perlomeno all’80% del reddito, altrimenti le persone non sopravvivono e l’economia implode.”
“Frontalieri svantaggiati, servono soluzioni europee”
Visentini torna poi anche sulla particolare situazione dei lavoratori frontalieri che, dice, hanno problemi aggiuntivi “perché qualsiasi forma di sostegno al reddito che i paesi introducono, difficilmente riesce a raggiungerli, perché risiedono in paese e lavorano in un altro, quindi non è chiaro chi deve farsi carico degli aiuti. La questione resta aperta e c’è quindi la necessità di trovare forme omogenee per affrontare il problema a livello europeo. Noi abbiamo chiesto alla Commissione europea di introdurre misure transitorie e i lavori tecnici per risolvere il problema sono in corso.”
Infine il segretario generale della confederazione sindacale europea volge lo sguardo al futuro, non senza preoccupazioni riferite al mondo del lavoro, ma non solo: “Il mondo del lavoro sicuramente cambierà, speriamo non in peggio. Se non si riescono a trovare risposte comuni in Europa, se i politici non si assumono la responsabilità di mettere in campo la solidarietà, se non c’è la capacità di restare uniti e immaginare un futuro migliore… il rischio è che la crisi di democrazia che l’Europa ha fronteggiato recentemente, attraverso la crescita dei sovranismi, dei populismi e dell’estrema destra, diventi ancora più grave. Se non si ripensa completamente la nostra capacità di restare uniti e procedere insieme, il rischio è veramente quello di distruggere la nostra economia, il nostro mercato del lavoro, ma anche e soprattutto la nostra democrazia”.