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Lavrov all’ONU: “Rischio di conflitto globale”

Il presidente ucraino Zelensky: “Via il potere di veto a Mosca”, ed esce prima dell’intervento del ministro degli Esteri russo - Berset chiede il ritiro della Russia dall’Ucraina

  • 20 settembre 2023, 21:07
  • 20 settembre 2023, 22:39
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Il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov

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Di: ATS/M. Ang.

“Via il potere di veto alla Russia”. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky sfida Mosca aprendo il consiglio di sicurezza dell’ONU dedicato alla guerra in Ucraina a margine dell’assemblea generale delle Nazioni Unite. Ma critica anche l’organismo del Palazzo di Vetro per non aver adempiuto al proprio ruolo e per non aver risolto i conflitti mondiali. “È impossibile fermare la guerra perché tutte le azioni hanno il veto dell’aggressore”, ha denunciato il leader ucraino, sedendo per la prima volta dall’invasione nella stessa stanza con un dirigente russo, l’ambasciatore all’ONU Vasily Nebenzya, perché il ministro degli Esteri Serghei Lavrov è arrivato più tardi, quando il leader ucraino se n’era già andato, lasciando il duello al segretario di Stato USA, Antony Blinken.

Zelensky: togliere potere di veto alla Russia

“La maggior parte del mondo” riconosce che le azioni della Russia in Ucraina sono “criminali e immotivate” e mirano a impossessarsi del territorio e delle risorse ucraine, ma il consiglio di sicurezza “resta bloccato in una situazione di stallo a causa del veto di Mosca”, ha accusato Zelensky, chiedendo come aveva già fatto in passato che la Russia sia privata del diritto di veto. Il presidente ha anche ribadito la posizione ucraina secondo cui tale potere apparteneva all’Urss - uno dei vincitori della Seconda Guerra Mondiale dopo la quale furono create le Nazioni Unite - e non alla Russia di Vladimir Putin, che lo usa quindi in modo “illegale” per “mascherare l’aggressione e il genocidio”.

La richiesta di Zelensky appare estremamente difficile da realizzare. Esiste tuttavia un precedente, quando nel 1971 l’assemblea generale delle Nazioni Unite privò Taiwan del potere di veto che deteneva come rappresentante della Cina, consegnandolo invece al governo comunista di Pechino. In ogni caso il leader ucraino ha sollecitato un ampliamento del consiglio di sicurezza con seggi permanenti all’Africa, all’Asia e alla Germania. Quindi ha rilanciato il suo piano di pace in 10 punti, ribadendo come condizione indispensabile il ritiro della Russia e il ripristino dei confini prima dell’invasione della Crimea nel 2014.

Mosca aveva tentato di impedire che Zelensky parlasse per primo, sostenendo che questo avrebbe “minato l’autorità del consiglio di sicurezza”, trasformandolo nel teatro di uno “show personale”. Ma il premier albanese Edi Rama, presidente di turno, lo ha freddato: “C’è una soluzione, fermate la guerra e il presidente Zelensky non prenderà la parola”.

Dopo l’uscita del leader ucraino, la sfida si è consumata tra Blinken, sostenuto da tutti i colleghi occidentali, e Lavrov. Il capo della diplomazia statunitense ha accusato la Russia di aver “stracciato la Carta ONU” violando una raffica di risoluzioni del consiglio di sicurezza e di commettere “crimini contro l’umanità” ogni giorno in Ucraina. Il segretario di Stato USA ha anche cercato di rassicurare il Sud globale sottolineando che è una “falsa scelta” quella tra rimanere a fianco dell’Ucraina e affrontare le altre crisi globali, come il climate change, sostenendo che “possiamo e dobbiamo fare entrambe le cose”.

Lavrov: l’Occidente aumenta il rischio di conflitto globale

Lavrov da parte sua ha accusato gli USA e i suoi alleati di aver interferito nelle vicende ucraine sin dalla caduta dell’Urss per imporre politiche filo occidentali a Kiev e ha scaricato sull’Occidente la colpa dell’aumentato rischio di un “conflitto globale”. In particolare la NATO, rea di essersi rifiutata di impegnarsi nel dialogo che avrebbe potuto prevenire le tensioni in Europa. Quindi ha ribadito il cavallo di battaglia del Cremlino secondo cui qualsiasi governo anti-russo a Kiev non è altro che un burattino degli USA, suggerendo che gli Stati Uniti potrebbero “ordinare” a Zelensky di negoziare con la Russia. “Mosca non rifiuta il negoziato, è Zelensky che ha firmato un decreto per vietare un dialogo col presidente Putin”, ha ricordato, difendendo infine la legittimità del potere di veto russo.

La Cina invece ha cercato di accreditare il suo ruolo di mediazione, rivendicando di essere stata costruttiva “a modo suo” nella guerra in Ucraina ed esortando gli altri Paesi ad evitare di “versare benzina sul fuoco”.

Guterres: attacchi russi su civili cessino immediatamente

In apertura era intervenuto anche il segretario generale dell’ONU, Antonio Guterres, condannando l’invasione russa e chiedendo lo “stop immediato” agli attacchi contro i civili e le infrastrutture del grano. Guterres ha evocato anche “prove diffuse e scioccanti di violazioni dei diritti umani, comprese violenze sessuali legate al conflitto, detenzioni arbitrarie, esecuzioni sommarie, per lo più da parte della Russia, e il trasferimento forzato di civili ucraini, compresi i bambini, nel territorio sotto il controllo russo o in Russia”.

Berset chiede ritiro Russia da Ucraina

La Russia deve ritirare le sue truppe dal territorio ucraino, porre fine alla guerra e rispettare la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina. È quanto ha chiesto oggi (mercoledì) il presidente della Confederazione, Alain Berset, nel suo discorso al Consiglio di Sicurezza dell’ONU a New York. “Con l’aggressione militare russa contro l’Ucraina, la Carta viene violata su larga scala”, ha detto Berset davanti all’organo più importante delle Nazioni Unite. Nella stessa sede oggi si è presentato anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che ha promosso il suo piano di pace.

Solidarietà della Svizzera con l’Ucraina

Berset ha dato il benvenuto a Zelensky e ha espresso la solidarietà della Svizzera al popolo ucraino. Il diritto internazionale umanitario impone obblighi a tutte le parti in conflitto. Tuttavia, la Federazione Russa nega la propria responsabilità nei confronti dei migliaia di morti e feriti in Ucraina e dei milioni di sfollati. “Le conseguenze di questa guerra sono globali: la sicurezza alimentare mondiale è a rischio, il settore energetico è ostacolato, i rischi nucleari aumentano, le disuguaglianze crescono”, ha detto Berset.

Aiuto alla ricostruzione

La Svizzera si impegna in Ucraina per alleviare la sofferenza della popolazione civile, rendere giustizia alle vittime e promuovere una soluzione politica al conflitto. “Abbiamo aperto le nostre porte alle persone in fuga dalla guerra, forniamo assistenza umanitaria e collaboriamo con il governo ucraino nel processo di ricostruzione”, ha dichiarato Berset. I compiti che attendono l’Ucraina sono immensi. Berset ha fatto un esempio: in Ucraina una superficie grande quattro volte la Svizzera è minata. La Svizzera contribuisce allo sminamento umanitario con il suo know-how e le sue forniture di materiale.

Cassis, piano di pace ucraino “insufficiente”

Il consigliere federale Ignazio Cassis ritiene che il piano di pace ucraino sia “interessante, ma non abbastanza buono”: le iniziative unilaterali che non ottengono il consenso di entrambe le parti “non vanno molto lontano”.
“Non vogliamo che la guerra s’intensifichi ulteriormente”, ha dichiarato oggi il capo del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) alla stampa svizzera a margine dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York. Cassis ha comunque accolto con favore la proposta di pace in dieci punti che il presidente ucraino Zelensky ribadisce oggi davanti al Consiglio di sicurezza e che ha già ottenuto il sostegno di almeno 140 dei 193 paesi membri delle Nazioni Unite. Essa prevede il ritiro totale della Russia da tutte le regioni occupate e il pagamento di riparazioni di guerra - condizioni che Mosca non accetterà.

Ieri Cassis aveva indicato che la Svizzera sostiene l’idea di un tribunale per il crimine di aggressione della Russia nei confronti dell’Ucraina. La Corte penale internazionale (CPI) ha emesso in marzo un mandato d’arresto internazionale contro il presidente russo Vladimir Putin, ma non ha la competenza di indagare l’aggressione di Mosca contro Kiev in generale. Pertanto tra i diplomatici circola già da mesi l’idea di creare un tribunale speciale come avvenne ad esempio dopo la guerra in Jugoslavia. Per il capo del DFAE una simile corte va però fondata in un quadro multilaterale ampio e con un sostegno internazionale equilibrato. Alla riunione odierna del Consiglio di sicurezza sull’Ucraina partecipa anche il presidente della Confederazione Alain Berset. La Svizzera fa parte dell’organo fino alla fine del 2024. In una dichiarazione congiunta dei dieci membri non permanenti del Consiglio, resa nota poco prima dell’inizio dell’incontro, Cassis e i suoi nove omologhi hanno ribadito il loro impegno per il multilateralismo. Essi hanno invitato i cinque membri permanenti a mostrare “moderazione” nell’uso del veto, in particolare per prevenire atrocità di massa. In seguito a una risoluzione presentata dal Liechtenstein e approvata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, le cinque grandi potenze devono giustificare pubblicamente l’uso di tale strumento. Nella loro dichiarazione i dieci membri non permanenti hanno pure ribadito la loro richiesta di riforma per rendere il Consiglio di sicurezza “più efficiente” e più rappresentativo nell’affrontare le sfide in materia di sicurezza internazionale.

Oggi Cassis ha anche incontrato il direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA) Rafael Grossi per dare seguito ai principi lanciati in una riunione di maggio sotto la presidenza svizzera del Consiglio di sicurezza per evitare un “disastro nucleare” a Zaporizhzhia. Tra gli altri incontri odierni del ticinese vi è stato in particolare quello con i suoi omologhi azero e armeno nonché turco e rappresentanti dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) in relazione alla ripresa delle violenze nel Nagorno-Karabakh. Parlando con la stampa elvetica, ha ricordato che la Svizzera ha contribuito ai negoziati per un cessate il fuoco tra Azerbaigian e Armenia prima della recente ripresa degli scontri tra Baku e i separatisti armeni che costituiscono la maggioranza della popolazione della regione contesa. Cassis ha anche avuto un incontro bilaterale con il suo omologo americano Antony Blinken, il quale lo ha ringraziato per aver facilitato lo scambio di detenuti tra Stati Uniti e Iran nei giorni scorsi.
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