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Le notizie sulla Russia passano da Sciaffusa

La giornalista della Novaja Gazeta, Ëkaterina Glikman, coordina dalla Svizzera il lavoro dei reporter sul campo: "È molto pericoloso, ma loro non hanno paura"

  • 31 maggio 2022, 07:51
  • 20 novembre, 15:48
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La giornalista della Novaja Gazeta, Ëkaterina Glikman, coordina il lavoro da Sciaffusa

Bettina M\u00fcller 31.05.2022, 07:44

Di: Bettina Müller 

Sciaffusa dista 2’600 chilometri da Mosca, ma talvolta proprio vicino alle cascate del Reno arrivano notizie di prima mano che in Russia non potrebbero essere pubblicate. Perché a Sciaffusa c’è un’antenna della redazione in esilio dello storico giornale indipendente russo Novaja Gazeta. Lì abbiamo incontrato Ëkaterina Glikman: una redattrice storica del quotidiano, per il quale ha realizzato molte inchieste. Ora vive in Svizzera e collabora con Novaja Gazeta Europe, facendo capo a cronisti che continuano a seguire l’attualità in Russia, ma che non possono firmare i propri articoli.

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Sciaffusa in cirillico: dista 2'600 chilometri da Mosca. La targa esposta dalla giornalista Ëkaterina Glikman.

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La Novaja Gazeta era uno dei pochi media indipendenti in Russia. Aveva 27 milioni di lettori e per la sua indipendenza ha pagato un prezzo altissimo: sei dei suoi giornalisti sono stati uccisi, la più famosa di loro è Anna Politkovskaja. L’anno scorso il capo-redattore Dmitri Muratov ha ottenuto il premio Nobel per la pace. Medaglia che sta mettendo all’asta negli Stati Uniti per riuscire ad aiutare con il ricavo gli ucraini in difficoltà. Come altri media, la Novaja Gazeta ha dovuto sospendere le pubblicazioni dopo l'introduzione della legge che prevede fino a 15 anni di carcere per chi diffonde notizie sull'invasione dell'Ucraina ritenute "false" dal Cremlino.

Come arrivano le notizie dalla Russia?

“Abbiamo molte fonti e molti giornalisti che scrivono per noi dalla Russia. È molto pericoloso. Per me è un grande cruccio, perché quando commissiono un testo a qualcuno in Russia sento un’enorme responsabilità e sono molto in ansia per loro", racconta. "Ma questi collaboratori non hanno paura. Vogliono davvero scrivere cosa succede in Russia. Lo fanno e basta, nonostante il grande rischio di finire male. Ho un’enorme ammirazione per loro. Certo, non pubblichiamo i loro nomi".

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SEIDISERA del 30.05.2022 - Il servizio di Bettina Müller

RSI Info 30.05.2022, 23:28

È stato complicato far ripartire il giornale dall’esilio?

"Sì, dieci giorni dopo l’interruzione dell’attività di Novaia Gazeta a Mosca, abbiamo lanciato il nostro nuovo lavoro da qui. Parte della redazione aveva lasciato la Russia e abbiamo creato Novaja Gazeta Europe. Prima era solo un canale su Telegram, poi abbiamo creato il sito. Pubblichiamo in russo e in inglese. Ma se mi chiede come siamo riusciti a farlo non so rispondere perché me lo chiedo anch’io".

"I nostri giornalisti erano in fuga, senza visti, molti senza nemmeno il computer, con solo uno zainetto. Senza soldi, perché noi russi abbiamo le carte di credito bloccate. Quindi, in questa situazione caotica, senza nemmeno un posto certo dove dormire, la redazione è riuscita a rilanciarsi e a produrre ogni giorno almeno 5-6 articoli lunghi-e direi di buona qualità. E naturalmente pubblichiamo anche le notizie brevi in flusso continuo. Sono così fiera di questi ragazzi. La maggior parte di loro sono giovani. E non è facile nemmeno per loro lasciare il paese, forse per sempre".

Propaganda russa e propaganda ucraina si equivalgono?

"Assolutamente no. È normale che ogni paese in conflitto metta in atto la propaganda di guerra. Ad esempio, le forze ucraine sostengono di avere ucciso 1'000 soldati russi. I russi dicono che non hanno subito perdite. E la realtà sta probabilmente nel mezzo. Ma a parte questo, i media ucraini sono completamente liberi. C’è un ampio spettro di opinioni. E gli ucraini hanno sempre potuto scegliere, hanno accesso a vari tipi di informazione".

"I russi vivono in una situazione completamente diversa. Credo anzi che nessuno al mondo riesca a rendersi conto fino in fondo di questo fenomeno, che non ha paragoni nella storia. Un potere che controlla tutti i media, da almeno 20 anni, e fa il lavaggio del cervello alla gente a tappeto, da decenni. Certo, c’erano dei media indipendenti, ma raggiungevano un 20% della popolazione, e non potevano competere con la macchina della propaganda del Cremlino. Specialmente se la gente è povera, e la fonte di informazione esclusiva è la TV, non si riesce a raggiungerla".

Come ha vissuto questi mesi di guerra in Ucraina qui in Svizzera?

"Da quando la guerra è cominciata, ho conosciuto tante brave persone qui in Svizzera, attive nel volontariato, conosciute sbucciando le patate nella cucina di un centro per richiedenti l’asilo. Ci sono persone straordinarie che hanno mostrato una grande solidarietà. Io le ammiro e le ringrazio. Mi sento privilegiata a vivere in Svizzera in questo momento. Perché da qui puoi fare molto per aiutare. E in tempi di guerra, questo è il meglio che puoi fare. Se hai la possibilità di aiutare".

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Ëkaterina Glikman mostra la foto dell'ex caporedattore Yuri Shchekochikhin

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Il ricordo dell'ex caporedattore avvelenato

Juri Scheckochihin è stato il capo della sezione inchieste della Novaja Gazeta. È morto improvvisamente nel 2003 dopo un misterioso malore. I sintomi sono stati ricondotti ad un avvelenamento da sostanze radioattive. "È stato il mio primo capo, sfortunatamente non per molto tempo perché è stato ucciso nel 2003. È stato avvelenato. Pur essendo autore di grandi inchieste, non si prendeva troppo sul serio. - racconta Glikman - Litigavamo spesso perché non voleva che mi mettessi nei pasticci con le inchieste. Io allora ero giovane e non vedevo il pericolo. Lui sì, e ho capito dopo che aveva ragione". Shchekochikhin, ricorda la giornalista, "è morto in un modo orribile. Una settimana dopo l’avvelenamento sembrava invecchiato di 30 anni. Tutta la pelle si è staccata dal corpo. Quando era nella bara, sembrava avesse 100 anni".

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