ANALISI

Le sanzioni non bastano a far cambiare rotta a Mosca

La guerra sta condizionando l’economia russa che, per il momento, sembra però reggere l’urto del misure varate dall’Occidente - Aiuti necessari in Ucraina

  • 1 febbraio, 06:04
  • 1 febbraio, 06:10
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SEIDISERA del 31.01.2024 La corrispondenza di Stefano Grazioli

RSI Info 31.01.2024, 19:57

Di: Stefano Grazioli 

Il Fondo Monetario Internazionale ha ritoccato al rialzo le previsioni dell’economia russa per l’anno in corso, segnalando come la maggiore crescita sia legata soprattutto alle spese militari necessarie per la gestione del conflitto in Ucraina. Mosca per il momento sembra aver retto l’urto delle sanzioni occidentali, comminate in modo massiccio dopo l’invasione dell’ex repubblica sovietica nel 2022, ma alcune già attive dal 2014, e anche per il 2025 si prevede una crescita ulteriore, seppur inferiore a quella attuale.

Il quadro macroeconomico russo è relativamente stabile, l’inflazione è intorno al 6%, la disoccupazione sul 3%, la Banca centrale ha stabilizzato il rublo che comunque negli ultimi due anni ha perso circa il 30% nei confronti di dollaro ed euro. La guerra sta quindi condizionando l’economia russa, ma le sanzioni non sono state per ora sufficienti per costringere il Cremlino a un cambiamento di rotta in Ucraina.

Qui d’altro canto il conflitto sta lasciando segni profondi e i piccoli segnali di ripresa, con una crescita prevista di circa 3,2% nel 2024 secondo il FMI, devono essere messi in relazione al fatto che nel 2022 il PIL è crollato di oltre il 30% e sino a che il conflitto andrà avanti il Paese potrà sopravvivere soltanto grazie al sostegno occidentale.

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SEIDISERA del 31.01.2024 L’analisi di Riccardo Trezzi, che insegna economia internazionale all’Università di Ginevra

RSI Info 31.01.2024, 20:01

Crescita e spese militari in Russia

L’economia russa, spinta proprio dalla guerra e dai settori industriali a essa legata, crescerà secondo il Fondo Monetario Internazionale del 2,6%, di fronte all’ascesa più contenuta, dell`1,1%, prevista lo scorso ottobre. Il 2023 si è concluso con un balzo in avanti intorno al 3%, i dati esatti non sono ancora noti, la tendenza è però decrescente e proseguirà anche nel 2025 con un aumento ancora più leggero, stimato all’1,1%.

Si tratta di numeri indicativi, legati a quello che succederà davvero nei prossimi 24 mesi, in Russia e non solo. Senza contare che le previsioni delle varie istituzioni e organizzazioni internazionali possono variare: per l’Istituto per le comparazioni economiche internazionali di Vienna la crescita russa quest’anno di fermerà all’1,5%. Medesima cifra che la stessa Banca Centrale di Mosca aveva segnalato alla fine dell’anno appena passato.

Al di là dei punti interi e dei decimali è evidente, comunque, che l’economia russa viaggia più di quella europea, la cui crescita media è sotto l’1%, per il Fondo monetario internazionale, con la Germania fanalino di coda, allo 0,5. Da questa parte quindi soprattutto lo shock energetico, da quella russa il volano dell’industria connessa alla guerra e se nel 2021, l’anno prima dell’inizio dell’invasione dell’Ucraina, Mosca avena investito il 14% del budget annuale nelle spese militari, nel 2024 sarà circa il 30%.

Il Cremlino ha ridotto le esportazioni di idrocarburi verso Occidente, ma lo ha aumentato verso Oriente, soprattutto verso Cina, gas, e India, petrolio. Le sanzioni occidentali hanno solo sfiorato i pilastri dell’export russo energetico: gas e nucleare non sono stati toccati, il petrolio solo parzialmente, tra alcuni divieti e il tetto ai prezzi fissato a 60 dollari al barile.

Aiuti necessari in Ucraina

Al momento l’Ucraina sta attendendo lo sblocco dei nuovi aiuti, non solo militari, ma anche finanziari, da parte di Stati Uniti (61 miliardi di dollari) e di Unione Europea (50 miliardi di euro). I problemi interni a Washington come a Bruxelles saranno risolti e Kiev potrà trarre un sospiro di sollievo, almeno per le questioni economiche: il sostegno occidentale è necessario per il funzionamento dello Stato e dell’interno sistema economico pubblico. L’Ucraina sarebbe già in bancarotta se i creditori occidentali non si fossero accordati già due anni fa per una proroga del ripianamento del debito che verrà verosimilmente prolungata oltre quest’anno.

L’economia sta dando segnali di ripresa, ma il contesto bellico non permette previsioni affidabili a lungo termine. L’inflazione si aggirerà quest’anno sul 13%, i salari reali sono però dati in ascesa e contribuiranno a rafforzare i consumi. Le casse dello Stato sono in sofferenza, è previsto un buco di circa 40 miliardi di dollari che dovrà essere coperto appunto con i finanziamenti occidentali e il debito pubblico sfonderà la soglia del 100% del PIL.

Il settore dell’agricoltura, benché circa il 30% del territorio coltivato prima della guerra sia inutilizzabile, è in movimento, grazie alla crescita dell’export anche attraverso il Mar Nero, mentre il comparto dell’industria metallurgica, prevalente nelle regioni dell’est sulla linea del fronte, è sostanzialmente fermo.

10:07

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  • Keystone

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