L’APPROFONDIMENTO

La difficile situazione economica ucraina

Gli aiuti occidentali, USA e UE, sono congelati mentre il conflitto prosegue; Zelensky a Davos per tentare di rafforzare le alleanze

  • 17 gennaio, 05:44
  • 17 gennaio, 09:22
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Finita la guerra, un paese da ricostruire

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Di: Stefano Grazioli

L’Ucraina sta attraversando un momento particolarmente delicato, sia per il fatto che sul terreno la Russia sta mettendo ulteriore pressione sul fronte del Donbass e prosegue con la tattica dei bombardamenti sulle infrastrutture critiche in tutto il paese sia per il quadro politico-economico interno che appare sempre più fragile. Al momento gli aiuti occidentali, militari e finanziari, di Stati Uniti (61 miliardi di dollari congelati al Congresso) ed Unione Europea (50 miliardi di euro bloccati a causa delle divergenze a Bruxelles) sono ancora fermi nonostante le richieste pressanti del presidente Volodymyr Zelensky.

La presenza del capo di Stato ucraino tra Berna e Davos, con i colloqui oltre che con la presidente della Confederazione Viola Amherd anche con la presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen e altri rappresentanti occidentali, fa parte della strategia ucraina per rafforzare il sistema delle alleanze, sia dal punto di vista politico che nella fondamentale dimensione economica: senza il supporto dell’Occidente, l’Ucraina non potrà resistere all’aggressione russa e se il tema della pacificazione è valutato come non imminente, l’urgenza è quella del sostegno immediato per evitare il crollo.

Economia allo stremo

L’economia ucraina è allo stremo, ma può resistere certamente nei prossimi mesi fino a quando saranno sbloccati gli aiuti di Washington e Bruxelles; appare però evidente, considerando gli sviluppi degli ultimi mesi, con il fallimento della controffensiva e la riduzione progressiva del sostegno militare, che Kiev in questa fase del conflitto, e in contemporanea alla campagna elettorale negli Stati Uniti dove la questione ucraina è in fase di ripensamento, dovrà fare meno affidamento al sostegno a occhi chiusi dell’Occidente. Anche il Fondo monetario internazionale, che ha appena approvato un’altra tranche di aiuti da 900 milioni di dollari, richiede solide garanzie per il nuovo anno e un calo sostanziale dei finanziamenti esterni potrebbe mettere in discussione il programma di aiuti.

Kiev spera di colmare il disavanzo di bilancio di 43 miliardi dollari previsto per il 2024 attraverso l’appoggio già predisposto per questo scopo (18,5 miliardi di euro dall’Unione europea e oltre 8 miliardi dagli USA), appena i fondi verranno liberati. L’Ucraina deve inoltre trovare un modo per ristrutturare circa 20 miliardi di dollari di debito internazionale, dopo che i creditori esteri avevano concordato un congelamento dei pagamenti di due anni nell’agosto 2022; possibile che alla luce della situazione la scadenza venga comunque ufficialmente prolungata.

Permane l’incertezza

Nel 2024 è prevista una crescita intorno al 5%, ma dopo il crollo del primo anno di guerra, quando il PIL è sceso del 29%, i numeri rimangono sempre sotto il livello antecedente al conflitto. Vi sono segnali di ripresa, l’inflazione dovrebbe scendere al di sotto del 10% quest’anno, le riserve estere sono vicine ai massimi storici, alcune imprese ucraine e straniere si sono adattate alla nuova realtà in tempo di guerra, spostando la produzione nelle regioni centrali e occidentali, lontano dal fronte, ma la fuga di milioni di ucraini dopo l’inizio dell’invasione ha sottratto manodopera, soprattutto per le posizioni altamente qualificate.

L’economia è frenata poi dalla situazione incerta nel Mar Nero, con l’accordo sul grano con la Russia di fatto bloccato, anche se il corridoio ucraino funziona a regime comunque ridotto. Secondo l’Istituto nazionale di economia agraria, i problemi di trasporto e logistica hanno portato a un calo del 7% su base annua delle esportazioni di prodotti agricoli e hanno aumentato i costi di quelli alimentari importati. Circa il 20% del territorio che prima della guerra era coltivato ora non lo è più e alcuni settori, come quello dell’industria siderurgica, sono praticamente fermi. Quasi un anno fa, nel marzo 2023, la Banca mondiale stimava il costo della ricostruzione del paese a 411 miliardi di dollari per i prossimi 10 anni, con le priorità assegnate ai settori dei trasporti, dell’edilizia abitativa, dell’energia, della protezione sociale, della sicurezza e dell’agricoltura. La prossima valutazione ufficiale sarà resa nota a febbraio e sarà certamente superiore, con il futuro dell’Ucraina, non solo economico, legato inevitabilmente all’andamento del conflitto.

Si è aperto il WEF

Telegiornale 16.01.2024, 12:30

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