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L'ebreo e il monumento al Papa

L'incontro con Tadeus Jakubowicz - La quarta puntata del blog di Bruno Boccaletti

  • 29.07.2016, 12:03
  • 07.06.2023, 21:55
Il blog di Bruno Boccaletti

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Tadeus Jakubowicz è il presidente della comunità ebraica di Cracovia. 77 anni, occhi di un azzurro profondo probabilmente ereditati da una madre che sembrava l'emblema dell'arianesimo più che una donna ebrea, Jakubowicz è stato testimone del passaggio di tre Papi ad Auschwitz. Oggi viene Francesco, e gli sembra normale. Non si discute che il capo della Chiesa cattolica entri nel luogo del dolore di centinaia di migliaia di ebrei. Il piccolo ebreo sa che tra le religioni possono nascere ponti solidi.

Lo dice per esperienza personale, ci racconta, perché ha conosciuto Karol Woytjla, "il nostro Papa", come disse in una intervista della tv di Tel Aviv suscitando polemiche - ma anche applausi - in Israele. Wojtyla - è la memoria che parla - aveva un rapporto profondo con la comunità ebraica di Cracovia, era amico personale di mio padre e quando venne in visita in Polonia, la prima volta, si fermò davanti a me e mi riconobbe. Ci veniva a trovare spesso, e quando parlava di Auschwitz raccontava non di un fatto distante, ma di un luogo che ha fatto parte della sua biografia, e cui con il futuro Papa si confrontava di continuo. Tutte le volte che ci andava, rammenta il presidente, si sentiva male, non è un modo di dire.

Oggi la sinagoga e il centro ebraico in cui incontro Jakubowicz sono al centro di un quartiere di moda. Ci sono dei bar che non sfigurerebbero a Berlino o a Parigi. Il presidente però vuole che la memoria di ciò che è stato resti ben viva. E sta pensando di fare erigere un piccolo monumento a Karol Woytjla. Monumenti a Woytjla ce ne sono già tanti, mi dice. Ma io voglio che gli ebrei stranieri che ci vengono a trovare sappiano quale amico del nostro popolo era quell'uomo. Ci pensate: un ebreo che erige un monumento al Papa polacco, in una terra dal passato antisemita. Forse ha proprio ragione Papa Francesco quando sostiene, controcorrente, che tutte le religioni vogliono la pace.

Bruno Boccaletti

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