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L'economia russa regge, nonostante le sanzioni

Per fiaccare la macchina da guerra i Paesi del G7 hanno concordato nuovi provvedimenti ma quelli adottati finora non hanno avuto grandi effetti sulla strategia del Cremlino - ANALISI

  • 20 maggio 2023, 18:08
  • 5 agosto 2023, 07:56
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Il presidente russo Vladimir Putin

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Di: Stefano Grazioli

Al vertice di Hiroshima i paesi del G7 hanno concordato nuove sanzioni per fiaccare la macchina da guerra della Russia. La novità maggiore è quella di limitare l'export di diamanti, un provvedimento che il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov ha già definito sostanzialmente inutile, visto che il mercato mondiale dei diamanti è fluido e ricco di destinazioni alternative e se gli acquisti si fermano in un posto, cominciano in un altro. Anche l’Unione Europea ha in programma un altro giro di vite nei confronti di Mosca, con altro pacchetto di sanzioni, l’undicesimo dall’inizio della guerra, su cui però alcuni paesi si sono divisi: sulla questione dei diamanti ci sono le riserve del Belgio, su quella di un embargo che vada a colpire il nucleare è l’Ungheria a porre le maggiori resistenze, solo per fare un paio di esempi. In ogni caso fino ad ora le sanzioni occidentali, comprese quelle comminate dal 2014 dopo l’annessione della Crimea e l’avvio della guerra nel Donbass, non paiono aver avuto grandi effetti, né sulla strategia del Cremlino nei confronti dell’Ucraina, né sull’economia russa che almeno sino ad ora sembra resistere senza troppi scossoni.

G7, Zelensky è arrivato a Hiroshima

Telegiornale 20.05.2023, 12:30

Economia meglio del previsto

Dal febbraio del 2022 e con l’inasprimento delle sanzioni si prevedeva che la Russia avrebbe dovuto affrontare una significativa crisi economica che avrebbe avuto anche conseguenze sulla capacità di gestire il conflitto: ciò non è avvenuto e i problemi economici sono risultati più facili da controllare rispetto a quelli militari. In sostanza il settore energetico è stato ampiamente esente da sanzioni fino alla fine del 2022 e l'economia russa ha beneficiato di un significativo afflusso di entrate in valuta estera durante tutto l'anno. L’export di idrocarburi è stato riconvertito velocemente da Occidente a Oriente, verso Cina e India. Questo ha impedito il collasso del sistema finanziario, mentre con il passare dei mesi l'economia di guerra è rafforzata a scapito dell'economia civile.

I fattori della resilienza

La resilienza della Russia alla guerra economica occidentale è dovuta a vari fattori, considerando anche il fatto che provvedimenti restrittivi in campo economico e finanziario erano attivi già da otto anni e a Mosca si sono potute prendere le contromisure: il deficit delle importazioni è stato comunque temporaneamente sostituito dalle scorte; nel caso dei beni di consumo la popolazione è stata costretta a passare a prodotti di produzione nazionale, rilanciando l’industria interna, con l’ampliamento delle capacità produttive nei vari settori; la produzione dell'industria degli armamenti è stata potenziata dai contratti governativi; la Banca centrale russa ha contribuito a stabilizzare la situazione finanziari, evitando caos e panico soprattutto nei primi mesi dopo l’inizio del conflitto.

Stabilità mantenuta

Anche a livello sociale le sanzioni non hanno prodotto terremoti tali da rovesciare l’ordinamento sociale e avviare moti rivoluzionari nei confronti del Cremlino. Le statistiche ufficiali mostrano un calo della spesa dei consumatori di circa il 2%, probabilmente dovuto alla mancanza di beni di consumo di provenienza occidentale. Nonostante il calo del PIL, contenuto intorno al 2,1% nel 2022, la disoccupazione è scesa dal 4,4% al 3,7%, anche in relazione alla parziale mobilitazione ordinata dal Cremlino e alla parallela fuga di centinaia di migliaia di lavoratori all'estero. L’inflazione è rimasta intorno al 12% causando problemi ai consumatori.

Niente crolli nel 2023

Per il 2023 le previsioni non sono certo rosee, ma nemmeno catastrofiche e i numeri del Fondo monetario internazionale indicano comunque una crescita dell’economia dello 0,7% e un’inflazione ridotta al 7%, cifre che se confermate darebbero ancora un quadro stabile, sia economico che sociale. Resta comunque da vedere quali effetti avranno davvero le nuove sanzioni occidentali, anche se da un lato la Russia sembra aver trovato i rimedi in casa e dall’altra ha allargato i rapporti con i paesi che non condividono la linea di G7 e Ue.

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