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Ucraina, la guerra costa

Il fragile sistema economico del Paese è stato ulteriormente indebolito dal conflitto in corso; indispensabile il sostegno da parte dei creditori internazionali

  • 6 maggio 2023, 06:51
  • 20 novembre, 11:22
Non si vede ancora la luce in fondo al tunnel

Non si vede ancora la luce in fondo al tunnel

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Di: Stefano Grazioli 

A livello economico e finanziario l’Ucraina sopravvive solo grazie agli aiuti della comunità internazionale, gestiti e coordinati principalmente attraverso le grandi istituzioni come il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale. Il Paese sarebbe già andato in bancarotta se lo scorso anno i creditori internazionali non avessero deciso una moratoria sul debito sino al 2024.

La guerra ha inciso sull’economia e sulle finanze dell’ex repubblica sovietica in maniera devastante, senza contare che il sistema economico di Kiev è sempre stato molto debole, imprigionato negli schemi dell’oligarchia e della corruzione. Negli scorsi decenni l’FMI è intervenuto ciclicamente per sostenere i vari Governi che si sono succeduti e che non sono riusciti a riformare i meccanismi viziati. Il conflitto del Donbass iniziato nel 2014 e protrattosi per otto anni sino all’invasione russa del febbraio del 2022, ha spinto l’Ucraina sempre verso il basso. Adesso, nonostante non si veda la fine della guerra, si pensa già alla ricostruzione.

Gli aiuti del Fondo Monetario Internazionale

All’inizio di aprile il comitato esecutivo dell’FMI ha approvato il pacchetto di circa 15,6 miliardi di dollari, nel quadro del programma di aiuti che è di 115 miliardi di dollari per l'Ucraina sino al 2027. Gli obiettivi generali dell’istituzione con sede a Washington sono quelli di sostenere la stabilità economica e finanziaria, ripristinare la sostenibilità del debito a seconda di quali saranno gli scenari di guerra nei prossimi mesi e promuovere riforme che sostengano la ripresa dell'Ucraina lungo il percorso verso l'adesione all'Unione Europea e nella fase di ricostruzione del Paese.

In una prima fase tra il 2023 e il 2024, l’attenzione si concentrerà soprattutto sull'attuazione del bilancio per il 2023, dopo il crollo verticale del prodotto interno lordo nel 2022, oltre il 30%, sul rafforzamento delle entrate, sul controllo dell’inflazione, schizzata lo scorso anno al 30%, e più in generale sulla stabilizzazione finanziaria a lungo termine. La seconda fase del programma dell’FMI sposterà l'attenzione su riforme strutturali per rafforzare la stabilità macroeconomica, sostenere la ripresa e la prima ricostruzione postbellica. Tempi e modi tutti da definire, dato che la situazione con la guerra in corso è fluida e le previsioni complicate.

Le valutazioni della Banca Mondiale

Già a marzo il Governo ucraino, la Banca mondiale, la Commissione europea e le Nazioni Unite hanno pubblicato un rapporto in cui si stima che il costo della ricostruzione e del recupero in Ucraina sia salito al momento a circa 411 miliardi di dollari, valutando appunto il periodo del primo anno di guerra, sino alla fine di febbraio 2023. Il costo della ricostruzione e del recupero dovrebbe estendersi su dieci anni e combina entrambe le esigenze per fondi pubblici e privati. Anche in questo caso il quadro è comunque provvisorio.

Nelle varie conferenze per la ricostruzione del 2022, la prima della quali a Lugano, si era parlato a grandi linee di cifre più elevate, sui 750 miliardi di dollari, ma è evidente che con il conflitto in atto e senza prospettive di tregua, i numeri sono più che altro indicativi. La prossima conferenza per la ricostruzione è prevista a giugno a Londra. Secondo la Banca mondiale l'Ucraina avrà bisogno in ogni caso di 14 miliardi di dollari per investimenti critici e prioritari per la ricostruzione e il recupero quest’anno. Nel rapporto di marzo è segnalato che dovranno esserci 11 miliardi di dollari, oltre a quanto il Governo di Kiev ha già previsto nel suo bilancio 2023.

Chi paga?

Al di là del fatto che gli scenari positivi e di pace sono lontani, vi sono anche altre incognite legate al sistema degli aiuti e dei costi della ricostruzione. Il Fondo monetario ha già dovuto cambiare le proprie regole per poter permettere il sostegno a una nazione in guerra, considerandolo in qualche modo solvente grazie alle garanzie degli Stati occidentali che fanno parte del Fondo, sostanzialmente quelli del G7 e dell’Unione europea. I finanziamenti sulla carta dovranno quindi essere concordati nel futuro prossimo a livello pratico, superando difficoltà tecniche e politiche sviluppando nuovi meccanismi. Insomma, l’incertezza sul futuro dell’Ucraina è enorme, legato da una parte ai sistemi di salvataggio occidentali, che dipendono in ogni caso da decisioni politiche, e dall’andamento del conflitto sul quale non si possono fare previsioni certe.

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