Si aggrava la crisi libica dopo gli scambi armati di domenica sera tra le forze del presidente al-Sarraj, che stanno cercando di bloccare l’avanzata delle milizie, e quelle agli ordini del generale Haftar nei dintorni di Tripoli. Il bilancio, stando ad una nota del Ministero della sanità del Governo di unione nazionale (sostenuto dalla comunità internazionale) degli scontri iniziati giovedì, registra la morte di almeno 32 persone e il ferimento di oltre 50. Secondo il ministro della sanità A’Hmid Omar, la maggior parte delle vittime sono civili. L’esercito nazionale libico (del generale Haftar) ha invece riferito che 14 dei morti sono combattenti.
Nelle prime ore di lunedì, le forze lealiste avrebbero ripreso il controllo dell’aeroporto internazionale di Tripoli (chiuso dal 2014 a causa dei continui combattimenti dopo la caduta di Gheddafi), riferiscono alcune fonti locali non precisate mentre il portavoce delle forze armate del Governo di al-Sarraj ha annunciato l’avvio della controffensiva denominata Vulcano di rabbia avviata per “ripulire tutte le città dalla presenza degli aggressori e dalle forze illegittime agli ordini di Haftar”.
Nel frattempo l'ONU hanno lanciato un appello ai combattenti per una tregua umanitaria nella zona di Tripoli, appello rimasto inascoltato. E la Russia ha bloccato con il suo veto una dichiarazione del Consiglio di sicurezza che chiedeva alle forze di Haftar di fermare immediatamente la loro avanzata verso Tripoli. Mosca, con l’Egitto e gli Emirati Arabi Uniti, figura tra i principali sostenitori del generale Haftar.
Se ne va il vice premier
Il vice presidente del Consiglio presidenziale del governo di accordo nazionale, Ali Al-Qatrani, ha annunciato le sue dimissioni e ha espresso il suo sostegno all'operazione dell'Esercito nazionale libico (LNA, comandato dal generale Haftar) a Tripoli. Lo rende noto il Asharq Al-Awsat riportando dichiarazioni dello stesso Qatrani.
ATS/ANSA/AFP/Swing