In Svizzera si è tirato un sospiro di sollievo, dopo che il Triemli di Zurigo ha comunicato che i due pazienti in quarantena da domenica non sono affetti dal coronavirus. La medesima serenità non si può dire che la si stia vivendo in Cina, cuore della problematica. Nella città di Wuhan, che con oltre 6 milioni di abitanti è la più popolata della zona centrale, i contagi continuano ad aumentare. C'è chi si è addirittura auto "escluso" dalla società, come questa donna che ha raccontato ai microfoni RSI la sua esperienza.
"Non esco più e lavoro da casa. Passo le giornate davanti al PC a chiacchierare con gli amici, cercando di tenermi occupata, perché starsene in isolamento per oltre due settimane può farti impazzire". Lei non è malata, contrariamente a suo padre, che è stato infettato sul posto di lavoro. Da qui la sua scelta di chiudersi in casa.
"Inizialmente si hanno sintomi simili al raffreddore, ma non per tutti è così. Mio papà ad esempio aveva una forte diarrea, poi ha avuto la febbre e, siccome non passava, è andato a farsi vedere. I medici hanno appurato il contagio". Nella metropoli, intanto, degli otto svizzeri che si trovavano lì, quattro hanno lasciato la regione. La Francia ha invece iniziato martedì i rimpatri dei transalpini non infetti. A Wuhan c'è una comunità francese che si aggira tra le 500 e le 1'000 persone.
Coronavirus, la testimonianza da Wuhan
Telegiornale 28.01.2020, 21:00