Il Consiglio europeo, che si conclude venerdì a Bruxelles, per la prima volta discute del bilancio pluriennale. Il dibattito sul budget 2021-2027 ha subito scatenato tensioni che probabilmente potranno essere superate solo con una lunga maratona negoziale.
Molto ha a che vedere con la Brexit, in quanto con l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione, al budget europeo a 27 verranno a mancare miliardi di euro. Al netto si parla di circa 10 miliardi all'anno.
La situazione contrappone due fronti. Da un lato ci sono i cosiddetti Stati frugali (Germania, Austria, Paesi Bassi, Danimarca e Svezia) che si oppongono alla proposta della Commissione di stabilizzare le spese all'1,14% del Prodotto interno lordo europeo perché vogliono ridurre le uscite all'1%. Dall'altro ci sono i paesi che chiedono che il tetto sia fissato all'1,3%. Per tentare di trovare una via d'uscita, la presidenza finlandese ha proposto una forchetta tra l'103 e l'1,08%, ma ha scontentato tutti. La questione si gioca sullo "zero virgola", ma in soldoni si tratta di vari miliardi (il PIL dell'UE nel 2017 era di 15'300 miliardi di euro).
Le divisioni riguardano però anche la destinazione dei fondi. La Commissione propone di ridurre al 30% le spese per l'agricoltura (attualmente superano ancora il 40%) e quelle per la coesione economica, sociale e territoriale, a favore dell'aumento delle risorse per l'amministrazione, ma soprattutto per le nuove priorità (migrazioni, difesa, sicurezza, ricerca e innovazione, infrastrutture, spazio, digitale) cui dovrebbe essere destinato il 45% del budget. Un riorientamento che a molti (in particolare al sud) non piace.