La premier britannica Theresa May è di nuovo a Bruxelles per cercare di modificare l’accordo raggiunto con l’UE per la Brexit. Il rischio è quello che l’incontro sfoci, secondo gli addetti ai lavori, in un nulla di fatto a causa dell’inflessibilità di alcuni membri dell’Unione che non intendono rimettere mano all’accordo. In calendario, nel pomeriggio di mercoledì, anche una discussione tra l’inquilina di Downing Street e il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker.
Non è invece previsto che May si trovi con il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk che negli scorsi giorni aveva affermato che “riserverà un posto speciale all’inferno per i promotori della Brexit senza piani per poi realizzarla”.
A meno di sei settimane dalla data ufficiale del divorzio, si rinforza la prospettiva di una rottura tra Londra e Bruxelles senza accordo in mancanza di una soluzione per evitare il ritorno di una vera e propria frontiera tra l’inglese Irlanda del Nord e la Repubblica d’Irlanda.
Altra defezione tra i laburisti
Un'ottava deputata laburista, Joan Ryan, ha annunciato l'uscita dal maggiore partito britannico d'opposizione e l'ingresso nel Gruppo indipendente appena nato dalla scissione di alcuni parlamentari della destra interna al Labour, in polemica col leader Jeremy Corbyn. Fra i vari punti della contestazione rivolta dal gruppo a Corbyn (accusato fra l'altro d'incarnare una linea "di estrema sinistra" e non abbastanza anti-Brexit), Ryan, già al governo sotto Tony Blair e presidente finora della lobby parlamentare dei Laburisti amici d'Israele, ha incentrato le sue critiche sulla "piaga dell'antisemitismo" e "dell'odio anti-israeliano" che infetterebbe oggi il partito. Ryan ha anche sostenuto che il leader sarebbe circondato da "trotzkisti, stalinisti, comunisti" e lo ha bollato come "inadatto" alla carica di primo ministro.
ATS/ANSA/AFP/Swing