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Mezzo miliardo in un mese, ecco chi finanzia Kamala Harris

Non solo Big Tech, dopo Biden base più diversificata - 82 milioni da piccole donazioni di chi non aveva finanziato alcun partito prima - Uno su 3 ha meno di 30 anni; il resto (2/3) sono donne

  • 28 agosto, 20:22
  • 28 agosto, 20:55

Elezioni USA, ecco chi paga la convention democratica

SEIDISERA 28.08.2024, 18:32

  • Keystone
Di: SEIDISERA/RSI Info

In un solo mese dal ritiro di Joe Biden dalla corsa presidenziale, Kamala Harris è riuscita a raccogliere fondi per un totale di 540 milioni di dollari. Un dato che conferma la rinnovata fiducia degli elettori democratici (Harris è in testa di due punti nella media dei sondaggi presidenziali nazionali del Washington Post).

82 milioni sono stati raccolti subito dopo il suo discorso alla convention di Chicago. A contribuire alla cifra, sono state soprattutto le piccole donazioni, contributi individuali da parte di nuovi donatori che prima non avevano finanziato alcun partito. I dati mostrano che un finanziatore su tre ha sotto i 30 anni, mentre il resto, ovvero 2/3, sono donne.

Anche in termini di aree geografiche, Harris è riuscita a raccogliere un forte sostegno da Stati in bilico come la Georgia o la Carolina del Nord.

Fondi arrivano anche dal mondo tecnologico

Harris è riuscita anche ad attirare fondi da grandi investitori. Al primo posto dei miliardari americani c’è il cofondatore di Netflix, Reed Hastings, che ha donato 7 milioni di dollari. Tra gli altri imprenditori delle grandi aziende tecnologiche c’è il co-fondatore di LinkedIn Reid Hoffman, la ex moglie di Bill Gates, Melinda Gates e quella di Steve Jobs, Laurene Powell Jobs.

All’interno del settore tecnologico, ci sono però timori nei confronti delle politiche di Harris ritenute troppo restrittive, specialmente per quanto riguarda la regolamentazione dell’intelligenza artificiale. Harris ha comunque promesso il suo sostegno alla creazione di nuovi posti di lavoro nel settore dell’IA. In passato, inoltre, Kamala Harris ha ottenuto il sostegno di alcune Big Tech per diventare procuratrice generale della California.

Un altro settore che recentemente mobilitato è quello finanziario. Diverse figure di Wall Street hanno espresso il proprio sostegno a Harris in quanto ritenuta una candidata più stabile e prevedibile rispetto all’avversario Trump. Tuttavia, anche il candidato repubblicano fa gola al mondo finanziario: in molti ritengono che le sue promesse di tagli fiscali possano avvantaggiare le loro attività.

Harris versus Trump: chi è in vantaggio?

Secondo i dati a disposizione, i fondi disponibili per la campagna di Harris superano leggermente quelli di Trump, ma con l’avvicinarsi della data delle elezioni tutto potrebbe ancora cambiare. Trump è però ancora in vantaggio su temi come l’economia e l’immigrazione, mentre Harris detiene ancora un vantaggio in materia di diritti riproduttivi, posizionandosi come una forte sostenitrice dell’accesso all’aborto.

Determinante sarà il prossimo dibattito presidenziale ABC, il 10 settembre.

Washington Post, Harris avanti di due punti nella media dei sondaggi

Intanto, secondo gli ultimi dati, Kamala Harris è in testa di due punti nella media dei sondaggi presidenziali nazionali del Washington Post. La sua posizione è migliorata anche in ogni Stato in bilico, dove è in testa in tre su sette, ampliando il suo vantaggio nel Midwest e riducendo quello di Donald Trump in Arizona, Georgia, Nevada e North Carolina. In particolare, la candidata presidenziale dem è in vantaggio in Michigan (+1%), Pennsylvania (+2%) e Wisconsin (+3%), mentre il tycoon guida in North Carolina (+1%), Arizona (+1%), Georgia (+3%) e Nevada (+2%).

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