Sono oltre 230 milioni le donne nel mondo sopravvissute alle mutilazioni genitali: è quanto emerge in un rapporto dell’UNICEF pubblicato ieri, che segna un aumento del 15% rispetto alla stima precedente del 2016.
Una pratica tanto antica, quanto dolorosa e spesso anche mortale. Lottare contro le mutilazioni genitali femminili, non è facile proprio in quanto il fenomeno è radicato in società che lo concepiscono quale rito di passaggio obbligato, e inclusivo: se non ci si sottopone, si viene marginalizzate.
L’Africa è il continente più colpito con oltre 144 milioni di donne, seguito dall’Asia con 80 milioni. Al terzo posto il Medio Oriente (6 milioni).
A preoccupare, oltre alla crescita del fenomeno - dovuto in parte anche all’aumento della popolazione - l’abbassamento dell’età, con bambine che subiscono mutilazioni anche già a partire dai 5 anni.
Se i segnali non sono positivi, si registrano però anche importanti miglioramenti, come in Sierra Leone, dove in 30 anni, si è passati dal 95% di giovani mutilate tra i 15-19 anni al 61%. una tendenza che si riscontra anche in Etiopia e in Burkina Faso. Male invece in Somalia dove il 99% di donne tra i 15 e i 49 anni ne è vittima, 95% in Guinea e 89% in Mali.
L’UNICEF lancia un appello: servono leggi che vietino questa pratica secolare, oltre a programmi educativi per le donne e anche per gli uomini.
Giornata internazionale contro le mutilazioni genitali
Telegiornale 06.02.2024, 20:00