Il “New York Times”, nel suo appello finale in vista delle elezioni presidenziali americane di martedì, ha invitato a votare per la candidata democratica Kamala Harris. “Conoscete già Donald Trump. Non è adatto a essere il presidente, basta guardarlo, ascoltare chi lo conosce meglio. Ha cercato di sovvertire un’elezione e rimane una minaccia per la democrazia”, scrive il quotidiano USA. “Ha contribuito a rovesciare Roe, con conseguenze terribili. La corruzione e l’illegalità di Trump vanno oltre le elezioni: è tutta la sua etica. Mente senza limiti. Se sarà rieletto utilizzerà il governo per perseguire gli oppositori e attuare deportazioni di massa. Devasterà i poveri, la classe media e i datori di lavoro”, attacca il NYT, invitando ad andare alle urne a votare Kamala Harris.
Nel 2022 la Corte Suprema a maggioranza conservatrice, cementata da Trump, aveva ribaltato la sentenza Roe v. Wade sul diritto all’aborto, cosa che aveva aperto la strada a bandi e divieti in oltre una ventina di Stati a guida repubblicana.
Liz Cheney fa appello a George W. Bush, “sostenga Harris”
Liz Cheney, la figlia dell’ex vicepresidente Dick Cheney, chiede all’ex presidente americano George W. Bush di far sentire la sua voce e parlare del “pericolo rappresentato da Donald Trump”. Durante un’intervista dal vivo per il podcast del New Yorker Radio Hour, registrata prima dell’attacco shock del tycoon nei suoi confronti, Liz Cheney ha detto: “non so perché George W. Bush non si sia ancora pronunciato, ma penso che sia ora, e vorrei che lo facesse”. Dick Cheney ha già dato il suo endorsement a Kamala Harris, mentre il suo ex boss è rimasto in silenzio. La figlia di Bush, Barbara, invece, all’inizio della settimana ha annunciato che voterà per la candidata democratica.
Trump, lo ricordiamo, ha detto che Liz Cheney, repubblicana critica nei confronti dell’ex presidente, dovrebbe avere dei fucili che “le sparano addosso” per vedere cosa ne pensa dell’invio di truppe a combattere.
Rush finale per Harris e Trump negli Stati in bilico
Dal Wisconsin alla Georgia, dalla North Carolina alla Virginia. Gli ultimi tre giorni di campagna elettorale per Kamala Harris e Donald Trump saranno un frenetico zig-zag da uno Stato in bilico all’altro nel tentativo di convincere gli americani ad andare alle urne in massa il 5 novembre.
Più che mai lontani nelle loro due visioni per l’America, i due avversari si sono ritrovati pochi chilometri di distanza in North Carolina, dove non vince un democratico da 50 anni ma dove nel 2020 il tycoon ha battuto Joe Biden solo dell’1%.
Anche il presidente è sceso in campo in questo ultimo weekend di campagna, nella sua Scranton, in Pennsylvania, accompagnato dalla nipote Natalie e circondato dallo zoccolo duro dei suoi sostenitori, i sindacalisti, in una sorta di addio alle armi per l’anziano commander-in-chief.
“Il corrotto Joe ha creato milioni di posti di lavoro finti”, ha attaccato il tycoon a Gaston, ricordando i dati sull’occupazione usciti qualche giorno fa. “Sono i peggiori di sempre, un disastro”, ha incalzato The Donald, che poi ha accusato la sua rivale di “non parlare mai di economia” ma di passare il tempo ad insultarlo. “Riporterò in vita il sogno americano”, ha assicurato il repubblicano che, nonostante continui a ostentare sicurezza, secondo persone a lui vicine sarebbe sempre più “ansioso e irrequieto” in vista del voto. “Tormenta il suo staff con telefonate all’alba o nel cuore della notte”, ha riferito un funzionario della campagna ad Axios.
Nonostante quanto sostenuto dal suo rivale, anche Harris negli ultimi comizi si è voluta soffermare sulla sua agenda economica, forse l’unico argomento che appassiona davvero la maggior parte degli americani, ribadendo di voler “contenere” i prezzi dei generi alimentari e di prima necessità, dare incentivi da 25’000 dollari per l’acquisto della prima casa e sostenere la classe media. “Trump sta stilando la lista dei nemici, io quella delle cose da fare”, ha insistito la vice presidente in Georgia, un altro Stato cruciale per la conquista della Casa Bianca. Un messaggio classico della sua strategia ma che secondo alcuni osservatori è un po’ fiacco in una corsa in cui l’avversario ha il coltello tra i denti.
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