Armenia e Azerbaigian, sotto l'egida russa, hanno firmato un accordo per mettere fine ai combattimenti in Nagorno-Karabakh, che da fine settembre hanno causato la morte di almeno 1'300 persone, fra cui due soldati russi abbattuti "per errore" con il loro elicottero dai soldati di Baku.
L'annuncio della fine dei combattimenti è stato dato dal Cremlino poco prima della mezzanotte di oggi, lunedì, e prontamente confermato dal premier armeno Nikol Pashinyan, che ha parlato di un'intesa "incredibilmente dolorosa per me personalmente e per il nostro popolo", raggiunta dopo "una profonda analisi della situazione sul terreno". "Non è una vittoria", ha dichiarato Pashinyan, "ma non c'è sconfitta fino a quando non ci si dichiara battuti. Noi non ci dichiareremo mai battuti". Le autorità dell'Azerbaigian non hanno commentato la notizia nell'immediato.
Con l'appoggio turco, le forze azere stavano prevalendo. Dopo aver conquistato nel fine settimana Shusha, seconda città dell'enclave a maggioranza armena e dalla particolare importanza strategica, nel corso della giornata avevano preso il controllo di numerosi altri villaggi. Nelle sei settimane di combattimenti c'erano già state diverse tregue che non avevano retto.
Nagorno Karabakh: Il conflitto congelato
RSI Info 29.09.2020, 19:14
Il Nagorno-Karabakh è già stato teatro di un sanguinoso conflitto che fece 30'000 morti nei primi anni '90. Da allora è di fatto sotto controllo armeno, ma prima che si tornasse a combattere in queste sei settimane c'erano già state sporadiche fiammate di violenza negli anni passati. La Russia, arbitro della regione, ha buoni rapporti con entrambi i paesi in guerra ed è legata in modo particolare da un'alleanza con Erevan, ma ha evitato di farsi coinvolgere direttamente negli scontri armati. Ora invierà un contingente per il mantenimento della pace, ha detto Vladimir Putin.
Cessate il fuoco nel Nagorno-Karabakh
Telegiornale 10.11.2020, 12:30