A Washington per “ridisegnare” il Medio Oriente con Donald Trump. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu è volato domenica negli Stati Uniti - tra i pochi Paesi dove non rischia l’arresto su mandato della Corte penale internazionale - per essere ricevuto martedì dal presidente americano alla Casa Bianca come primo leader straniero dall’insediamento del repubblicano.
“Una testimonianza della forza dell’alleanza israelo-americana. E anche della forza della nostra amicizia personale”, ha detto Netanyahu sulla scaletta dell’aereo prima di partire. Il suo auspicio è di vedere confermata la collaborazione strategica con Trump, che già durante il primo mandato si dimostrò un prezioso amico di Israele, e di ricevere quel sostegno che gli serve per scacciare definitivamente Hamas dalla Striscia di Gaza e configgere “l’asse terroristico iraniano in tutte le sue componenti”.
“Le decisioni che abbiamo preso nella guerra hanno già cambiato il volto del Medio Oriente”, ha dichiarato ancora il premier. “Le nostre decisioni e il coraggio dei nostri soldati hanno ridisegnato la mappa. Ma credo che lavorando a stretto contatto con il presidente Trump, possiamo ridisegnarla ancora di più, e in meglio”.
Dal canto suo, Trump - che ha avuto un ruolo nel raggiungimento dell’attuale tregua - premerà con Netanyahu per allargare gli accordi di Abramo e avviare la normalizzazione delle relazioni con l’Arabia Saudita, le cui trattative erano state sospese dall’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023. Ma questo per Riad potrà avvenire solo con la creazione di uno Stato palestinese, che Israele al momento non è intenzionato a concedere.