Israele e il presidente statunitense Donald Trump, “il migliore amico che abbiamo avuto alla Casa Bianca” - ha detto il premier Benjamin Netanyahu - “hanno una strategia comune per la Striscia di Gaza” e lo Stato ebraico è determinato a “perseguire fino in fondo i propri obiettivi” come l’eliminazione delle capacità militari di Hamas”. Netanyahu ha incontrato domenica il nuovo segretario di Stato statunitense Marco Rubio, che dal canto suo ha affermato che “Hamas non potrà continuare a governare a Gaza” perché altrimenti “la pace sarebbe impossibile”. Per Rubio, quella che comincia a Gerusalemme è la prima tournée in Medio Oriente.
Trump aveva illustrato l’intenzione di prendere il controllo della Striscia e di trasferire la popolazione palestinese in Egitto e Giordania, un piano accolto da un coro di critiche a livello internazionale ma gradito a Netanyahu, che sabato aveva detto di apprezzare “il totale sostegno statunitense” alle iniziative del suo Governo. “Ci sforzeremo di fare in modo che questa visione divenga realtà”, ha dichiarato il premier israeliano.
La fragile tregua in vigore dal 19 gennaio, mantenuta viva da un nuovo scambio di prigionieri e ostaggi sabato ma che deve ancora passare alla prova decisiva della seconda fase, è stata intanto intaccata domenica mattina da un nuovo raid dell’aviazione israeliana, nel quale secondo Hamas sono stati uccisi tre poliziotti palestinesi.
La prima fase della tregua dovrebbe concludersi il 1° marzo. Fin qui ha permesso il rilascio di 19 ostaggi israeliani (dei 33 previsti entro fine mese) e 1’134 palestinesi. I mediatori di Qatar ed Egitto spingono per una ripresa delle discussioni, ma secondo fonti del quotidiano saudita Asharq al Aswat, Israele starebbe frenando. Rubio ha ribadito l’impegno statunitense a contribuire al ritorno a casa di tutti gli israeliani sequestrati da Hamas il 7 ottobre 2023, Netanyahu ha promesso che in caso contrario “si apriranno le porte dell’inferno”.
L’appoggio di Washington a Tel Aviv non è solo politico ma anche militare: un carico di armamenti pesanti - in particolare bombe da 2’000 libbre - è arrivato in Israele nella notte. Ad autorizzarlo era stato Trump, che a inizio mese aveva dato il via libera alla consegna di bombe, munizioni e missili per complessivi 7,4 miliardi. Anche se Joe Biden aveva rifiutato ultimamente di fornire gli ordigni più potenti, ma la sua amministrazione aveva comunque continuato a inviare armi in Israele: nell’ultimo anno e mezzo, 678 trasporti aerei e 129 marittimi per complessive 76’000 tonnellate di equipaggiamenti.
Rubio e Netanyahu hanno discusso anche dell’Iran, nemico giurato di Israele, trovandosi d’accordo sul fatto che la Repubblica islamica non dovrà mai dotarsi della bomba atomica.
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