"No a un'inchiesta internazionale"

Michel Aoun è contrario a un’inchiesta internazionale sulle esplosioni avvenute tre giorni fa al porto di Beirut che hanno provocato oltre 150 morti e 5'000 feriti. Il presidente libanese nel corso di un’intervista ha sottolineato che queste procedure puntano a "distorcere la verità". Da più parti era stata avanzata questa opzione, tra cui anche dal suo omologo francese Emmanuel Macron, in visita giovedì nel paese.

Aoun ha poi affermato che all’origine delle deflagrazioni ci potrebbe essere la negligenza dell’uomo oppure, e questa sarebbe un’ipotesi sino ad ora mai avanzata da un’autorità politica, “un intervento estero”, come per esempio un missile o una bomba. L’85enne è al centro di violente proteste da parte della popolazione che denuncia l’incompetenza della dirigenza e la corruzione dilagante.

E proprio a causa del timore di quest’ultimo punto che venerdì, l’ambasciatrice elvetica nel paese Monika Schmutz ha sottolineato come tutti gli aiuti svizzeri non confluiranno nelle casse del Governo ma in quelle della Croce Rossa. Solo la popolazione dovrà trarne beneficio e non l’Esecutivo che potrebbe usare i fondi per altri scopi. Da giovedì una squadra di specialisti rossocrociati, tra cui ingegneri civili ed esperti di logistica, è operativa per valutare i bisogni sul posto.

Il leader degli Hezbollah libanesi Hassan Nasrallah ha smentito intanto con forza che nei depositi dov’è avvenuta l’esplosione si trovavano delle loro armi. "Sono tutte bugie e menzogne", ha affermato, riferendosi alle accuse di essere il responsabile di quanto accaduto.