La procura federale tedesca, che come le autorità danesi e svedesi indaga sul sabotaggio dei gasdotti Nord Stream 1 e 2 avvenuto lo scorso settembre, ha individuato un'imbarcazione sospetta che potrebbe essere servita per il trasporto dell'esplosivo e l'ha fatta perquisire fra il 18 e il 20 gennaio. Secondo informazioni di stampa, lo yacht sarebbe stato noleggiato da una società con sede in Polonia e appartenente a due ucraini. A bordo sei persone di nazionalità imprecisata, forse con passaporti falsi, avrebbero raggiunto la zona dell'isola danese di Bornholm, dove avrebbero perpetrato il sabotaggio.
La procura afferma che "identità degli autori e loro motivazioni sono ancora oggetto di inchiesta" e che al momento non è possibile lanciare accuse precise, in particolare sull'eventualità che dietro l'operazione ci sia l'uno o l'altro Stato. Il ministro della difesa Boris Pistorius, dal canto suo, invita a non trarre conclusioni affrettate. Non è escluso nemmeno che si tratti di una falsa pista, con tracce lasciate dai veri autori per incolpare un altro Paese.
Nord Stream, la Russia chiede un'indagine
Telegiornale 18.02.2023, 12:30
Le novità fanno seguito alla pubblicazione sul New York Times dei contenuti di un rapporto di intelligence statunitense, che attribuisce il sabotaggio a un gruppo pro-ucraino. Da Kiev il presidente Volodymyr Zelensky si è affrettato a smentire qualsiasi coinvolgimento da parte del suo Governo. Anche Mosca si dice scettica: Washington e Londra, ha detto la portavoce del Ministero degli esteri Maria Zakharova, "stanno solo utilizzando indiscrezioni controllate per distogliere l'attenzione dai fatti". Il Cremlino chiede nuovamente un'inchiesta internazionale e invita a prendere perlomeno in considerazione l'inchiesta del giornalista premio Pulitzer Seymour Hersh, che in un recente articolo ha attribuito la responsabilità a specialisti statunitensi con la complicità norvegese.
Per la Germania il caso è particolarmente delicato: l'attacco potrebbe essere definito un atto di guerra nei confronti di Berlino, considerando che dal gasdotto Nord Stream 1 (il 2 per quanto completato non era mai stato messo in funzione) transitava prima dell'invasione russa dell'Ucraina il 70% del gas che alimentava il Paese. Inizialmente, come tutto l'Occidente, anche la Germania aveva puntato il dito contro Mosca. In febbraio, la procura federale aveva però già ammesso di non avere raccolto alcuna prova che corroborasse questa tesi.