Beirut e alcuni quartieri meridionali della città martedì hanno subito pesanti attacchi da parte dell’aviazione israeliana. Un raid con jet militari arrivato mentre si attende l’annuncio previsto in giornata per l’attuazione del cessate il fuoco negoziato da Stati Uniti e Francia. Una decisione che dovrebbe porre fine alle ostilità tra Israele e il gruppo armato libanese Hezbollah.
Un primo attacco ha raso al suolo un edificio residenziale nel quartiere centrale di Beirut ed è la seconda volta negli ultimi giorni che gli aerei da guerra colpiscono l’affollata area vicino al centro della città. Non sono state segnalate immediatamente vittime - fonti libanesi riferiscono invece di un morto e 10 feriti -, come non è chiaro se il raid fosse indirizzato su qualcuno in particolare. Da Tel Aviv affermano che gli aerei mirano di solito a funzionari e beni di Hezbollah, come avvenuto martedì nella città di Tiro, dove l’esercito israeliano ha dichiarato di aver ucciso un comandante locale del movimento.
Sempre dall’IDF arriva la notizia che le loro truppe di terra si sono scontrate con le forze di Hezbollah, distruggendo dei lanciarazzi nella zona di Slouqi, all’estremità orientale del fiume Litani (Leonte), a pochi chilometri dal confine. Proprio la 91ma divisione delle Forze di difesa israeliane (IDF) ha raggiunto questo corso d’acqua, nel settore orientale del Libano meridionale, e anche l’area di Wadi Saluki: è la prima volta dal 2000, anno in cui Israele si ritirò dalla zona meridionale del Paese, che le truppe raggiungono il fiume.
I termini dell’accordo per scongiurare l’allargamento del conflitto
Il cessate il fuoco non è ancora un fatto certo ma si prevede che il gabinetto di sicurezza israeliano, riunitosi martedì pomeriggio, approvi la proposta sostenuta dagli Stati Uniti. I funzionari libanesi hanno dichiarato che anche Hezbollah è favorevole all’accordo e se approvato da tutte le parti, l’accordo rappresenterebbe un passo importante verso la fine della guerra tra Israele ed Hezbollah, che ha infiammato le tensioni in tutta la regione e sollevato il timore di un conflitto ancora più ampio tra Israele e l’Iran, vicino al movimento e partito islamico.
L’accordo prevede un’interruzione iniziale dei combattimenti di due mesi e richiederebbe a Hezbollah di porre fine alla sua presenza armata in un’ampia fascia del Libano meridionale, mentre le truppe israeliane tornerebbero sul loro lato del confine. Migliaia di truppe libanesi e di forze di pace dell’ONU si dispiegherebbero nel sud e un gruppo internazionale guidato dagli Stati Uniti controllerebbe il rispetto degli accordi. L’attuazione di questo protocollo, per ora, rimane un grande punto interrogativo. Israele ha quindi chiesto il diritto di agire se Hezbollah dovesse violare i suoi obblighi. I funzionari libanesi hanno rifiutato di inserire questo punto nella proposta. Il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha riferito ancora martedì che l’esercito colpirà di nuovo se la forza di pace delle Nazioni Unite, nota come UNIFIL, non fornirà “un’efficace applicazione” dell’accordo. “Se non agite, agiremo noi, e con grande forza”, ha detto, parlando con l’inviata speciale delle Nazioni Unite Jeanine Hennis-Plasschaert.
Per il principale diplomatico dell’Unione Europea, Josep Borrell, le preoccupazioni di Israele in materia di sicurezza sono state affrontate nell’accordo negoziato tra Stati Uniti e Francia e dunque “non ci sono scuse per non attuare un cessate il fuoco. Altrimenti, il Libano cadrà a pezzi”, ha dichiarato Borrell ai giornalisti presenti a Fiuggi, in Italia, a margine di una riunione del G7 dove gli stessi ministri sono andati in pressing per una soluzione a breve per via diplomatica.
Libano: oggi la tregua?
Telegiornale 26.11.2024, 12:25