L’approfondimento

Olimpiadi, la divisa della Mongolia che piace e che divide

Sui social, e non solo, è stata incoronata la più bella; ma in patria in molti la criticano per essere troppo “cinese”

  • 22 luglio, 05:43
  • 17 ottobre, 16:26
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Le divise

  • MichelAmazonka/Instagram
Di: Lorenzo Lamperti (da Taiwan) 

Se esistesse una medaglia d’oro per le migliori uniformi, la Mongolia ne avrebbe già vinta una per i Giochi Olimpici al via venerdì 26 luglio a Parigi. Le divise che verranno indossate dagli atleti del Paese asiatico durante le cerimonie di apertura e chiusura sono state quasi unanimemente elogiate a livello internazionale.

Definito come “un mix di bellezza e tradizione”, il design messo a punto dal marchio di moda mongolo Michel&Amazonka incorpora simboli olimpici e nazionali, tra cui i nove vessilli bianchi, la torcia olimpica e l’emblema delle Olimpiadi del 2024. Le immagini delle divise sono diventate virali in rete, con tanti utenti che hanno fatto paragoni con divise di altre nazioni, sempre a favore della bellezza di quelle della Mongolia. Persino il grande ex atleta statunitense Michael Johnson si è speso pubblicamente in complimenti sui suoi profili social.

Può sembrare dunque sorprendente che le stesse uniformi capaci di attirare elogi pressoché unanimi in giro per il mondo stiano ricevendo parecchie critiche in patria. L’accusa è quella di ricordare maggiormente un abito tradizionale cinese, piuttosto che mongolo, in un momento peraltro particolarmente delicato dei rapporti con Pechino, proprio sul tema dell’appropriazione culturale.

Un “deel” che non è piaciuto

Andiamo per ordine. Michel&Amazonka è un marchio relativamente recente, fondato da tre sorelle nel 2015 a Ulaanbaatar, la capitale della Mongolia. La casa di moda aveva già disegnato e prodotto le uniformi olimpiche del Paese incastonato tra Russia e Cina per le Olimpiadi estive di Tokyo del 2020 e per quelle invernali di Pechino del 2022.

Stavolta, l’intenzione dichiarata è quella di richiamare il costume nazionale della Mongolia, il deel. E in effetti sono presenti le rappresentazioni del sole, della luna e della Gua-Maral (il cervo della mitologia mongola), tutte ricamate con filo d’oro. Sono presenti anche disegni ornamentali e cappelli a forme di cono a 32 punti, che simboleggiano l’unità delle 32 tribù. Presenti anche gli stivali a punta rovesciata Goutal.

Per alcuni, questo non è abbastanza. Subito dopo la diffusione delle prime immagini, c’è chi ha fatto notare l’assenza del cavallo del vento, uno dei simboli più amati dai mongoli visto che domina l’emblema nazionale e simboleggia dell’indipendenza del Paese, nonché il suo spirito, con richiamo alle radici identitarie dell’epoca nomade e cavalleresca.

Le critiche sui social

Il volume delle critiche si è alzato con una serie di post sui social di alcuni influencer, come quello del coach motivazionale Yura Barkhaa. “Questa uniforme non ha caratteristiche mongole, ma cinesi. Può accorgersene chiunque lo guardi, sembra un vestito comprato su un sito cinese”. Il post è diventato virale, con tanti utenti a sostenere una somiglianza troppo marcata con lo huanju, il tradizionale costume del popolo manciù, oggi minoranza etnica cinese che un tempo ha però incarnato l’impero con la dinastia Qing (1644-1912). In particolare, molti utenti sostengono che i colori delle uniformi sarebbero più vicini allo huanju piuttosto che al deel. “Il pensiero mongolo e l’artigianato mongolo non sono visibili in questo abbigliamento. Gli atleti dovrebbero astenersi dall’indossarli”, chiedono in molti. “È immorale, dobbiamo cambiare divisa”, dice qualcun altro.

Persino sui social cinesi si trova traccia di questo dibattito. Tutti elogiano le uniformi mongole: nella maggior parte dei casi, per criticare quelle della propria nazione. C’è però chi aggiunge un particolare: “Sembrano più cinesi le divise della squadra mongola rispetto a quella della nostra squadra”, commenta un utente su Weibo, l’X cinese.

Una controversia che ha radici storiche

La controversia ha radici storiche. Nel 1691, la Mongolia passò sotto il controllo della dinastia Qing e rimase sottomessa al dominio cinese per oltre 200 anni, fino alla dichiarazione di indipendenza del 1911. Durante il lungo controllo del territorio mongolo, come da tradizione nella storia dell’impero cinese, fu avviato un programma di sinizzazione e assimilazione culturale. Compresa una commistione degli abbigliamenti tradizionali, tanto che diventa persino complicato riconoscerne i confini certi tra l’uno e l’altro. È l’argomento utilizzato da qualche utente mongolo che prova ad abbassare i toni della polemica, che comunque si è fatta sentire tanto da portare il marchio a reagire con un video in cui sono state fornite delle spiegazioni, confermando l’ispirazione mongola delle uniformi. Una delle fondatrici si è anche lasciata scappare qualche lacrima, rispondendo alle critiche e ribadendo l’amore per il suo Paese, per la sua storia e cultura.

La vicenda ha riaperto non solo la ferita del passato imperiale della Mongolia, ma anche un tema molto attuale. Nel 2022, a Ulanbaatar ci sono state infatti alcune proteste contro il governo per la reazione considerata troppo debole (o addirittura del tutto assente) alla nuove norme per l’educazione approvate dalle autorità cinesi in Mongolia Interna. Si tratta di una regione autonoma della Cina con un’ampia popolazione di etnia mongola, dove è stato stabilito che nelle scuole le lezioni vanno fatte in mandarino rispetto alla lingua mongola. Causando le proteste di diversi genitori. Ecco perché in Mongolia c’è chi, vedendo quelle uniformi così oggettivamente belle ed eleganti e credendo di scorgere elementi cinesi, non si accoda alla lunga lista di complimenti internazionali.

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Parigi, un legame speciale con le Olimpiadi

Telegiornale 21.07.2024, 12:30

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