Gli Stati Uniti escono dall’accordo di Parigi sul clima. Sottoscritto a fine 2015 dall’Amministrazione Obama, prevede una riduzione da parte del paese dal 26% al 28% delle emissioni di gas a effetto serra entro il 2025. Una decisione comunicata ufficialmente ieri, giovedì, dal presidente Donald Trump, ma che in realtà era da tempo dell’aria. E ora cosa succede? Per uscire definitivamente dal patto siglato sotto l’egida dell’ONU bisogna seguire un iter bene preciso che inizierà solo quando Washington invocherà l’articolo 8 dell’accordo, secondo cui un paese può ritirarsi in qualsiasi momento, ma solo dopo tre anni dalla sottoscrizione, ovvero non prima della fine del 2018. Il ritiro avrà inoltre effetto solo dopo un anno dalla notifica, quindi non prima della fine del 2019. Ciononostante, il 45esimo inquilino della Casa Bianca ha deciso unilateralmente e ribadito ieri a gran voce che gli Stati Uniti cesseranno immediatamente la sua applicazione.
Il "no" delle metropoli
Decine di città e Stati americani si sono nel frattempo alleati per contrastare la decisione del presidente repubblicano, promettendo di mantenere in vigore l’accordo di Parigi a livello locale. Dalla costa est a quella ovest, da New York a Los Angeles, sindaci e governatori hanno dichiarato di voler sottoscrivere ordini esecutivi per permettere l’abbassamento delle emissioni nocive così come deciso a fine 2015.
AFP/REUTERS/ludoC
Dal TG12.30: