Benjamin Netanyahu (così come i suoi ministri) beneficia di “un’immunità” che “dovrà essere presa in considerazione” a dispetto del mandato di arresto diramato nei suoi confronti dalla Corte penale internazionale. È questa la posizione francese, esplicitata in un comunicato diffuso mercoledì dal Ministero degli affari esteri.
Il Quai d’Orsay fa riferimento a un articolo dello Statuto di Roma, trattato su cui si fonda l’esistenza stessa della CPI, secondo il quale “la Corte non può presentare una richiesta di consegna che costringerebbe lo Stato richiesto ad agire in modo incompatibile con gli obblighi che gli incombono in forza di accordi internazionali secondo i quali il consenso dello Stato d’invio è necessario per poter consegnare alla Corte una persona dipendente da detto Stato, a meno che la Corte non sia in grado di ottenere preliminarmente la cooperazione dello Stato d’invio ed il suo consenso alla consegna”.
L’articolo in questione si applicherebbe ai Paesi che non hanno riconosciuto la CPI aderendo allo Statuto del 1998. Come Israele, quindi, ma anche come la Russia di Vladimir Putin. La sua interpretazione è controversa e in ultima istanza, ha spiegato il ministro degli affari esteri Jean-Noël Barrot intervenendo su Franceinfo, “toccherebbe alle istanze giudiziarie esprimersi”.
L’UE la settimana scorsa aveva affermato che il mandato di arresto della CPI andava rispettato e martedì sei dei sette membri del G7 (con la sola eccezione degli Stati Uniti) avevano ribadito il loro impegno a rispettare gli obblighi nei confronti della Corte. Sin dall’inizio Parigi ha però assunto una posizione più sfumata rispetto ad altri Paesi europei sulla possibilità di eventualmente arrestare Netanyahu e consegnarlo all’Aia.
La presa di posizione di mercoledì ha fatto indignare la France Insoumise (sinistra radicale), il cui coordinatore Manuel Bompard ha detto che più di immunità si dovrebbe parlare di “impunità” per il premier israeliano. “È una vergogna”, ha affermato invece la responsabile dei Verdi Marine Tondelier: “la Francia si piega ancora una volta alle esigenze di Netanyahu preferendolo al diritto internazionale”. Certamente, ha scritto Tondelier, si tratta della contropartita perché la Francia potesse essere citata nel comunicato con cui è stata annunciata la tregua in Libano.
Netanyahu sarebbe arrestato se venisse in Svizzera?
Telegiornale 22.11.2024, 20:00