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Pete Buttigieg in testa in Iowa

Primarie Dem, dati ancora parziali (62% dei seggi), Sanders secondo. L'App per inviare i risultati non funziona, scoppiano le polemiche (per la gioia di Trump)

  • 5 febbraio 2020, 01:34
  • 22 novembre, 20:01
Pete Buttigieg

Pete Buttigieg

  • keystone
Di: M.Ang 

"Una vittoria stupefacente": così Pete Buttigieg commenta i primi risultati (parziali, visto che al momento i dati riguardano solo il 62% dei seggi) delle primarie democratiche statunitensi in Iowa, dati che vedono il 38enne, sindaco di South Bend, Indiana, a sorpresa in testa (26,9%) davanti al senatore Bernie Sanders (25,1%).

L'ex sindaco di South Bend, che con i suoi 35 anni strizza l'occhio soprattutto ai millennials ed è apertamente gay, si trova già in New Hampshire dove l'11 febbraio ci sarà il secondo appuntamento delle primarie.

Intanto, però, il primo test delle primarie dem per l'assalto alla Casa Bianca finisce con una figuraccia mondiale. La macchina organizzativa del partito democratico dell'Iowa, infatti, va in tilt e rende noti i primi risultati quasi 24 ore dopo. Quando sono stati scrutinati i voti del 62% dei distretti dello Stato, in testa c'è appunto il fenomeno Pete Buttigieg col 26,9%, seguito a ruota dal senatore progressista Bernie Sanders col 25,1%, mentre più staccata è la senatrice Elizabeth Warren col 18,3%. Solo quarto l'ex vicepresidente Joe Biden, che sul fronte del voto popolare prende quasi la metà dei consensi di Sanders e Buttigieg.

I dem hanno combinato il pasticcio tutto da soli, senza la "manina" della Russia. Colpa delle nuove regole e di una controversa app che hanno creato "incongruenze" nella verifica dei voti. Da quest'anno si era deciso di riportare non solo il numero finale dei delegati vinti ma anche il primo e il secondo voto delle assemblee di elettori, per evitare le contestazioni del passato. Come nel 2016, quando Bernie Sanders perse di un soffio contro Hillary Clinton. I voti dovevano essere trasmessi poi dai presidenti dei caucus con un'app sui loro telefonini che non ha funzionato al meglio, facendo saltare il flusso dei dati.

"Nessun hackeraggio", si è affrettato a precisare il partito, solo una questione tecnica. Ma il disastro rivela un'imbarazzante inettitudine organizzativa, aumenta l'incertezza sulle primarie e alimenta le peggiori teorie complottiste, mettendo in discussione la forma tanto affascinante quanto complicata dei caucus e lo status stesso dell'Iowa di essere "first of the nation" nella maratona delle primarie.

Sui social c'è già chi sospetta che l'establishment del partito non volesse incoronare Sanders o che dietro il flop della app ci sia Buttigieg, mentre Biden ha a lungo sfruttato l'assenza di risultati certi per minimizzare la debacle e guardare già oltre.

"Quello che è successo e inaccettabile. Chiediamo scusa", affermano i responsabili democratici dell'Iowa.

Ma il caos rischia sicuramente di bruciare l'effetto della spinta che di solito l'Iowa garantisce al vincitore. Anche per effetto dei colpi di Donald Trump, che alla vigilia del suo discorso sullo stato dell'Unione in un sondaggio Gallup vola al 49% di gradimento, il livello più alto dal suo insediamento alla Casa Bianca.

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