Dopo i sorrisi e le strette di mano cordiali, sono arrivate le prime frizioni al G7. L'impegno a cooperare per il bene globale trova uniti i più importanti Capi di Stato e di Governo in tema di pandemia, ma gli incontri bilaterali hanno rivelato le frizioni sul dopo Brexit e i protocolli relativi agli accordi commerciali per l'Irlanda del nord, non interamente rispettati da Londra, che accusa i vertici europei di essere eccessivamente rigidi e minaccia di sospenderli.
Consensi unanimi invece per la cosiddette dichiarazione di Carbis Bay - dal nome della località che ospita il summit - con cui i grandi si impegnano a intraprendere passi concreti per prevenire future pandemie. Passi come la riduzione dei tempi di sviluppo e approvazione dei vaccini, che non devono superare i 100 giorni. In programma anche un rafforzamento dell'OMS e lo studio di un "radar pandemico globale" proposto dalla Gran Bretagna, che metta in atto un sistema di sorveglianza mondiale che aiuti a individuare nuove epidemie e prevenga così nuovi rischi pandemici.
Si chiama "Build Back Better World" infine il piano lanciato dalla Casa Bianca che ha avuto il plauso degli altri leader mondiali e che punta a colmare il gap infrastrutturale a favore delle nazioni più svantaggiate. Una linea adottata in contrapposizione alla nuova via della seta cinese, il mastodontico programma di Pechino di servizi e opere che dall'estremo oriente arriva fino all'africa, e per la sua realizzazione la Cina ha già siglato contratti con un centinaio di Paesi. Non si è vista però la stessa armonica concordanza sulla proposta americana di fare pressioni sul Governo cinese contro i lavori forzati e i maltrattamenti della popolazione uigura, sulla quale i leader europei si sono dimostrati più tiepidi e più propensi a valutare le possibilità di cooperazione con Pechino.
Il secondo giorno del G7
Telegiornale 12.06.2021, 22:00
G7, l'analisi
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