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Proteggere sé stessi e Kiev: i leader UE a consulto

Discussioni sulla difesa europea, sull’ombrello nucleare francese e su un possibile impegno sul campo in Ucraina - Per il Cremlino Bruxelles vuole la guerra

  • Oggi, 12:05
  • Oggi, 12:19
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Antonio Costa, Volodymyr Zelenski, Ursula von der Leyen

  • EBU
Di: Mgl/RSI Info 

Un pranzo con Volodymyr Zelensky, poi una lunga sessione di lavoro e una cena che potrebbe concludersi a sera inoltrata. È questo il programma del vertice speciale UE di oggi, giovedì, dedicato alla situazione dell’Ucraina, dopo la virata imposta da Trump alla politica USA verso Kiev, e alle conseguenti prospettive di lungo termine per la sicurezza europea, dopo l’insolita alleanza di fatto tra Mosca e Washington.

Una discussione delicatissima e vitale, che in buona parte si svolgerà nel più ristretto dei formati, con i 27 (più von der Leyen) e il loro presidente, Antonio Costa, in sala da soli; obbligatorio lasciare fuori dalla stanza non solo tutti i collaboratori, ma anche i telefonini.

I 27 sono già quasi tutti a Bruxelles per le pre-riunioni a livello di famiglie politiche e per i loro incontri bilaterali. L’incontro segna tra l’altro l’esordio europeo del nuovo cancelliere austriaco, il popolare Christian Stocker, che ha prestato giuramento appena tre giorni fa.

Ucraina Polonia Manifestazione

Una manifestazione per l'Ucraina davanti all'ambasciata USA a Varsavia (Polonia)

  • Keystone

Spendere di più per la difesa, ma non tutti lo vogliono

Sul tavolo c’è la proposta, presentata martedì da Ursula von der Leyen, di mobilitare fino ad 800 miliardi di euro per investimenti nella difesa europea, tramite una sorta di debito comune e usando la clausola dei trattati che permette di scorporare certe spese dal computo del deficit di bilancio, aggirando il limite all’indebitamento previsto dai trattati stessi.

“L’Europa si trova ad affrontare un pericolo chiaro e immediato, di una portata che nessuno di noi ha mai sperimentato nella propria vita adulta”, ha scritto in una lettera ai 27 la presidente della Commissione. Ma la sua proposta agita già le acque della politica in alcuni Stati membri, come l’Italia, dove alcune famiglie politiche ritengono sbagliato aumentare le spese per la difesa, quando non lo si è voluto fare per la sanità o la coesione sociale.

Così il vicepremier e ministro degli esteri Tajani, pur favorevole alla difesa europea, ha promesso, ad esempio, che i fondi di coesione non verranno toccati. Ma ha anche aggiunto di ritenere impossibile garantire la sicurezza europea senza gli Stati Uniti.

La questione non sarà decisa formalmente questa sera: il vertice dei capi di Stato e di governo non prende mai decisioni giuridiche, ma produce conclusioni politiche. Spetterà a von der Leyen formulare nelle prossime settimane, sulla base di quelle conclusioni, una proposta di decisioni giuridiche, che saranno sottoposte al Consiglio dei ministri (il Parlamento europeo è solo informato).

02:33

L'analisi di Andrea Ostinelli

Telegiornale 05.01.2025, 20:00

Francia e Germania protagoniste

Alla vigilia dell’incontro, Emmanuel Macron ha messo sul tavolo una nuova idea: allargare agli alleati europei la deterrenza nucleare francese. “La minaccia russa tocca tutti” - ha detto il presidente francese nel suo discorso di ieri sera alla nazione - “chi può credere che si fermerà?”. Mosca ha subito reagito definendo le parole di Macron “lontane dalla realtà” e una minaccia alla sicurezza della Russia. “Macron vuole che la guerra continui”, ha detto il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov.

Per il leader della CDU Friedrich Merz, che non partecipa ancora al Consiglio europeo (non è ancora diventato cancelliere) ma è a Bruxelles per il prevertice dei popolari, la sua famiglia politica, “L’Europa deve prepararsi allo ‘scenario peggiore’ di una NATO senza la garanzia di sicurezza americana”. Merz - che ha già rotto il tabu di maggiori spese di investimento nel bilancio federale – è sulla stessa linea di von der Leyen, peraltro sua connazionale e compagna di partito.

Truppe europee sul campo?

Dal vertice potrebbe uscire la disponibilità di alcuni Paesi (una “coalizione di volenterosi”) ad offrire a Kiev garanzie di sicurezza, compresa la possibilità di schierare truppe sul terreno a garanzia di un cessate il fuoco, una eventualità su cui però il ministro degli esteri russo Lavrov non vede “alcun compromesso possibile”, perché la discussione europea è condotta “con intenti apertamente ostili”.

Altamente improbabile, in ogni caso, la partecipazione di Paesi come l’Ungheria di Orban o la Slovacchia di Fico. Assai possibile invece il coinvolgimento di Paesi come la Norvegia, che oggi apre ad un innalzamento delle spese militari, o del Regno Unito, che proprio in nome della sicurezza continentale si sta ulteriormente riavvicinando a Bruxelles dopo gli anni della Brexit.

Persino la Turchia, per bocca del suo ministro della difesa dice di essere pronta a schierare proprie truppe “se necessario”. Erdogan non ha seguito l’Occidente sulla via delle sanzioni; ha contatti con Putin ed in passato ha ottenuto dei successi diplomatici con Mosca, ma non un rapporto di sudditanza.

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