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Rivelazioni al New York Times, "un avvertimento per Kiev"

Fonti USA attribuiscono agli ucraini l’attentato che causò la morte di Darya Dugina – Il giornalista Guido Olimpio: “Washington si interroga sul prosieguo della guerra”

  • 6 ottobre 2022, 17:08
  • Ieri, 14:48
03:35

Radiogiornale delle 12.30 del 06.10.2022: l'intervista al giornalista Guido Olimpio, di Manjula Bhatia

RSI Info 06.10.2022, 17:03

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Di: Intervista di Manjula Bhatia 

Il New York Times ha pubblicato mercoledì alcune rivelazioni secondo le quali i servizi di intelligence statunitensi ritengono che autorità ucraine siano coinvolte nell'attentato di agosto a Mosca, che uccise Daria Dugina, figlia del famoso ultranazionalista russo sostenitore del presidente Putin, Aleksandr Dugin. Non sorprende tanto l'implicazione di Kiev ma piuttosto il fatto che gli Stati Uniti hanno deciso di rendere pubbliche queste informazioni. È il segno di primi dissapori tra due alleati di ferro, Stati Uniti e Ucraina? Il Radiogiornale ha raccolto le valutazioni di Guido Olimpio, giornalista del Corriere della Sera, esperto di questioni di sicurezza:

“Lo possiamo definire un avvertimento, un avvertimento abbastanza interessante e dato attraverso i media, quindi non ufficiale. E quindi si può sempre smentire. Un avvertimento per cosa? Per il timore di non esacerbare ulteriormente i rapporti con Mosca. Ricordo che gli ucraini chiedono insistentemente armi a lungo raggio che possono arrivare anche in territorio russo, ma Washington, su questo punto, non è disposta a cedere. È probabile che queste rivelazioni siano il frutto di un dibattito interno all'amministrazione e in generale all'interno degli Stati Uniti, dove ci sono pensieri diversi su come andare avanti nella guerra”.

Quali sono le posizioni della Casa Bianca? Quali sono le posizioni del Pentagono o dei servizi di intelligence?

“Possiamo dire che ci sono due schieramenti all'interno dell'amministrazione, ma anche all'esterno. Alla base tutti sono d'accordo nel sostenere e nell'aiutare l'Ucraina. Si dividono comunque sui tempi. C'è chi ritiene che sia sufficiente aiutare l'Ucraina a non perdere e a mantenere le posizioni attuali, a non essere travolta, e l'Ucraina ci sta riuscendo e sta anche guadagnando posizioni, e chi invece dice ‘dobbiamo dare tutte le armi necessarie che permettano una riconquista, una liberazione di tutti i territori’. Quindi il bilanciamento di queste due posizioni porta poi a delle indiscrezioni, a valutazioni diverse su come e su cosa fare in favore di Kiev”.

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Il padre Aleksandr Dugin il giorno della cerimonia funebre

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Sta di fatto, però, che le autorità ucraine non sono sempre state trasparenti nel condividere i loro piani di guerra con gli alleati e di questo gli Stati Uniti si sono lamentati. Anche da parte ucraina non c'è un orientamento unanime. Sembra che il presidente Zelenksy non fosse a conoscenza del progetto di attentato a Mosca…

“Su questo aspetto sono cauto, nel senso che c'è anche un po’ di gioco delle parti. Ricordiamo che all'inizio di questa controffensiva vittoriosa da parte degli ucraini è stato detto che c'era un massimo coordinamento tra americani e ucraini. Non solo: che l'intelligence americana con le sue informazioni ha favorito l’avanzata. Qual è il punto? È chiaro che la collaborazione c’è; gli americani forse vorrebbero avere un controllo maggiore o verrebbero capire meglio fino a dove Zelensky vuole arrivare. Chiaro che le rivelazioni in merito all’attentato che ha causato la morte di Dugina sono un messaggio. È chiaro che forse siamo in una fase nella quale Washington vorrà capire meglio sin dove si andrà avanti”.

Comunque, l’obiettivo del presidente statunitense Biden è di evitare un'escalation. Escalation che da parte russa sembra già in atto, con la mobilitazione, le annessioni e le minacce nucleari. Le rivelazioni del New York Times come si collocano in questo contesto?

“Viene interpretato come un segno di de-escalation: ossia gli americani mandano a dire che l'attentato è stato fatto probabilmente dall’Ucraina, ma ‘noi non c'entriamo, siamo contrari e se ci avessero avvisati avremmo detto di no’. Dicono anche ‘Non diamo le armi a lungo raggio proprio per darvi garanzie’. Io credo che sia un segnale ai reparti di Washington nei confronti di Putin. Putin ha tutto l'interesse ad alzare i toni, poi nella sostanza lo vedremo. Però alza i toni perché vuole dimostrare comunque che lui ha ancora in mano l'iniziativa e soprattutto si rivolge alle opinioni pubbliche europee. L'azione principale oggi di Putin è quella di indebolire il fronte occidentale e quindi anche le minacce nucleari servono a questo”.

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Chi è Alexander Dugin

Telegiornale 21.08.2022, 22:00

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