Zhanna Nemtsova, figlia del politico liberale Boris Nemtsov, ucciso esattamente due anni fa non lontano dal Cremlino, riprende uno degli slogan cari all’oppositore, che è oggi anche il suo auspicio. Emigrata in Germania perché non vuole più vivere nella Russia di Putin, continua a fare la giornalista per la Deutsche Welle.
Zhanna Nemtsova tiene viva la memoria di suo padre attraverso la Fondazione Boris Nemtsov per la libertà e lo scorso anno ha pubblicato in Germania il libro "Russland wachrütteln. Mein Vater Boris Nemzov und sein politisches Erbe".
Fiori sul luogo dove è morto Boris Nemtsov
Anna Valenti l’ha incontrata qualche giorno fa a Ginevra. Un’intervista che vi proponiamo nel giorno in cui migliaia di persone a Mosca sono attese per la marcia in onore dell’oppositore politico assassinato. Un secondo anniversario che Zhanna vive tra emozione e amarezza.
"La cosa che non ha precedenti per la Russia è che sul ponte su cui è stato ucciso mio padre a pochi metri dalle mura del Cremlino esista ancora un memoriale, creato spontaneamente dalla gente, che continua ogni giorno a portare fiori. La polizia lo ha distrutto almeno un centinaio di volte in questo due anni ma loro lo hanno sempre ricostruito. Non è mai accaduto che un uomo politico liberale fosse così rispettato nel mio Paese. Un omaggio, un’iniziativa nata dal basso, nella quale io non sono coinvolta. Mio padre sarebbe stato veramente sorpreso di sapere quanto era amato dal popolo russo".
Un fatto che le instilla la speranza che ci sia un risveglio del popolo russo come auspicato da lei nel suo libro?
"Quando tuo padre è stato ammazzato è difficile nutrire speranza e la situazione attuale non lascia grandi spazi alla speranza. Non sul fatto che ci siano state e ci siano indagini eque e trasparenti, che in Russia non esistono, così come per i processi. Cinque dei presunti autori dell'omicidio di mio padre sono in carcere e saranno processati a breve, ma io ancora aspetto i mandanti di questo omicidio: chi sono? Lo chiedo direttamente a Putin, che ha detto di voler prendere in mano personalmente l’inchiesta, secondo me, nei fatti, per bloccarla".
Esiste ancora un’opposizione russa, oppure la morte di suo padre le ha inferto un colpo mortale?
"L’opposizione è distrutta perché siamo un paese autoritario, non una democrazia. Gli oppositori rimasti sono dissidenti. Navalny è la figura più nota, il punto di riferimento, il solo che è riuscito a conquistare una certa popolarità malgrado le condizioni difficili, grazie a Internet. Vorrebbe correre alle presidenziali del 2018, ma non penso che glielo lasceranno fare, perché è una figura competitiva, una valida alternativa al regime che ha ampi sostegni. Le altre figure dell’opposizione non sono conosciute, i media non gli danno spazio, e ciò significa che la massa non ti conosce e non ti dà fiducia. Un altro leader, Kara Murza è stato avvelenato per la seconda volta, ora è fuori Russia, ma vuole tornare. Abbiamo molte persone coraggiose nel Paese, ma questo non è un bene perché si potrebbero fare cose importanti anche fuori dalla Russia senza dover per forza sacrificare la tua vita e la tua salute".
Una situazione difficile quella degli oppositori, dovuta anche al grande consenso - va detto - di cui gode Vladimir Putin?
"Il tasso di partecipazione alle ultime elezioni è stato sotto il 50% per la prima volta dallo scorso secolo, significa che la popolazione non crede che siano votazioni democratiche e sa che sono finte. Quando mi si dice che Vladimir Putin gode di un grande sostegno popolare, io sottolineo che è un’idea basata sui risultati delle urne, urne che nel caso di un regime autoritario come quello russo non riflettono la realtà vera del paese. Non ci sono proteste di massa perché la gente ha paura e sono vietate. Ma lo scorso anno 5’000 persone hanno lasciato la Russia. Il popolo russo sa benissimo che non potrà fare la differenza, anche perché l’opposizione non è rappresentata. Non è solo una protesta silenziosa, ma dimostra il basso profilo della società civile in Russia".
Anna Valenti
Dal TG20: