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Sanchez d’accordo con i baschi, coalizione pronta

Il premier socialista ha stretto l’intesa per il voto sulla sua investitura come prossimo capo del Governo spagnolo

  • 10 novembre 2023, 13:45
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Il premier socialista spagnolo Pedro Sanchez con il presidente del Partito Nazionalista Basco (Pnv), Andoni Orduzar

Di: AFP/ATS/M. Ang.

Il premier socialista spagnolo Pedro Sanchez ha chiuso oggi (venerdì), al Congresso, l’accordo per il voto sulla sua investitura come prossimo capo del Governo con il presidente del Partito Nazionalista Basco (Pnv), Andoni Orduzar .

L’intesa con il Pnv, assieme al patto con il partito Coalicion Canaria (che sarà firmato sempre oggi dai socialisti alla Camera bassa), darà a Sanchez i 179 voti necessari per essere rieletto premier in prima votazione grazie anche al patto siglato ieri (giovedì) con gli indipendentisti catalani di Junts.

Le elezioni anticipate e la mancanza di una maggioranza chiara

Le elezioni, indette in anticipo da Sanchez, non avevano prodotto una maggioranza chiara e hanno portato il Paese a una situazione di stallo politico per diversi mesi. Alberto Núñez Feijóo, leader del Partito Popolare, il principale partito di destra spagnolo, è risultato vincitore, ma non ha ottenuto abbastanza seggi alla Camera dei Deputati per poter giurare come primo ministro. Con il sostegno dell’estrema destra Vox e di due piccoli partiti, Feijóo ha raccolto 172 deputati alla fine di settembre intorno alla sua candidatura, che è stata di conseguenza respinta dal Parlamento, con la maggioranza assoluta fissata a 176 voti. Questo prevedibile fallimento ha spianato la strada alla candidatura del capo del Governo uscente, Pedro Sanchez, al potere dal giugno 2018, che nelle ultime settimane ha dovuto negoziare il sostegno di diversi partiti.

L’accordo tra il socialista Sanchez e il partito di Puigdemont (Junts per Catalunya)

Praticamente assicurato fin dall’inizio del sostegno dei partiti baschi e della Sinistra Repubblicana di Catalogna (ERC), un gruppo catalano moderato favorevole all’indipendenza, Pedro Sanchez ha dovuto soprattutto conquistare l’appoggio essenziale dei sette deputati di Insieme per la Catalogna (Junts per Catalunya), il partito di Carles Puigdemont. Puigdemont, il cui partito è stato un feroce oppositore di Sánchez negli ultimi anni, ha accettato giovedì di appoggiare il socialista dopo settimane di intensi negoziati. L’accordo è stato firmato a Bruxelles, dove Carles Puigdemont si era rifugiato dopo il fallito tentativo di secessione della Catalogna nel 2017 per sfuggire all’accusa della magistratura spagnola. In cambio del sostegno decisivo dei deputati del suo partito, Puigdemont ha ottenuto la futura adozione da parte del Parlamento di una legge di amnistia per i leader e gli attivisti pro-indipendenza perseguiti, in particolare per il loro coinvolgimento nel tentativo di secessione del 2017, una delle peggiori crisi politiche vissute dalla Spagna contemporanea.

Con la certezza di 179 voti, Sanchez sarà a capo di un Governo di coalizione

La Presidente della Camera dei Deputati, Francina Armengol, dovrà ora fissare la data per il dibattito e il voto sull’investitura, che dovrebbe svolgersi mercoledì e giovedì, secondo quanto riportato dai media. Con la certezza di 179 voti, Pedro Sanchez potrà mantenere la sua posizione a capo di un Governo di coalizione composto dal Partito Socialista e dal gruppo di estrema sinistra Sumar, mentre i sondaggi prevedevano, prima del voto del 23 luglio, che la destra sarebbe andata al potere, con l’appoggio dell’estrema destra.

Prossimo obbiettivo di Sanchez, ridurre l’orario di lavoro a parità di salario

Tuttavia, la prossima legislatura si preannuncia turbolenta per il Partito socialista, che dovrà negoziare con alcuni dei suoi alleati per superare le loro riserve prima che ogni riforma venga votata. In particolare, il Partito Socialista e il Sumar vogliono approvare una legge per la riduzione dell’orario di lavoro (da 40 a 37,5 ore settimanali senza perdita di salario), e per farlo dovranno convincere il Partito Nazionalista Basco (PNV) e Junts, tradizionalmente vicini al mondo imprenditoriale.

Anche la destra e l’estrema destra, che scenderanno in piazza questo fine settimana dopo le numerose e tese mobilitazioni degli ultimi giorni, hanno promesso un’opposizione durissima a un Governo che considerano illegittimo.

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