Un grandioso bagno di folla, con almeno 120'000 persone accorse per acclamarlo davanti alla cattedrale ortodossa di San Sava, ha concluso in serata la breve ma intensa visita di Vladimir Putin a Belgrado. Una visita durata poche ore ma che è servita a rafforzare ulteriormente i rapporti, già solidi e stretti, tra Russia e Serbia, principale alleato di Mosca nei Balcani.
Quella riservata al presidente russo a Belgrado è stata un'accoglienza straordinaria e al tempo stesso impensabile in una qualsiasi altra capitale europea, a dimostrazione della enorme popolarità di cui godono tra i serbi la Russia e il leader del Cremlino. Non solo per la storica vicinanza spirituale, religiosa e linguistica tra i due Paesi slavi, ma anche per la ferma posizione di Mosca a sostegno dell'integrità territoriale della Serbia, contro l'indipendenza del Kosovo.
E anche per le critiche russe all'espansionismo a est della Nato, che i serbi non vedono di buon occhio dopo i bombardamenti decisi, senza mandato ONU, nella primavera 1999 per indurre il regime dell'allora uomo forte Slobodan Milosevic a porre fine alle repressioni in Kosovo.
Un'amicizia quella fra Serbia e Russia che i due presidenti - Putin e il collega Aleksandar Vucic - hanno confermato nei colloqui odierni, caratterizzati da grande cordialità e simpatia, con parole di reciproca stima e apprezzamento.
A testimoniare l'importanza delle breve visita del leader russo, sono stati firmati 21 tra accordi e protocolli bilaterali, in particolare nei settori dell'energia e del gas, dello sviluppo infrastrutturale e ferroviario in Serbia, dell'innovazione tecnologica e digitale, dell'intelligenza artificiale, dell'uso pacifico del nucleare, della collaborazione spaziale, dell'istruzione, della cultura e del turismo.
ats/joe.p.