"L'esercito turco, insieme all'Esercito siriano libero (le milizie arabe locali cooptate da Ankara, ndr), attraverserà a breve il confine turco-siriano". Lo ha scritto su Twitter il capo della comunicazione della Presidenza di Ankara, Fahrettin Altun. L'annuncio è stato preceduto da una serie di raid di artiglieria compiuti dalla Turchia, nelle ultime ore, contro postazioni curdo-siriane nel nord della Siria, ad est e ad ovest dell'Eufrate.
L'indignazione curda: "Traditi dopo aver combattuto l'IS"
Da parte loro, le milizie curde hanno invitato a una mobilitazione per respingere l'esercito turco e i loro alleati mentre rinfacciano anche agli occidentali di voltar loro le spalle dopo il tributo di sangue versato per liberare la Siria dagli jihadisti dello Stato Islamico (IS).
Invasione imminente
Così mentre "tutti i preparativi sono stati completati per l'operazione" militare della Turchia, ora dopo ora, l'ingresso dei blindati di Ankara nel territorio finora in mano ai curdi si fa sempre più vicino. Questo nonostante la frenata di martedì del presidente statunitense Donald Trump, che ha confermato solo lo spostamento di "50 soldati" dalle postazioni di frontiera ed escluso una "luce verde" all'aggressione ai curdi.
Le "giravolte" di Trump
"Potremmo essere nel processo di lasciare la Siria, ma in nessun modo abbiamo abbandonato i curdi, che sono gente speciale e meravigliosi combattenti", ha assicurato via Twitter il presidente statunitense, che il 13 novembre riceverà proprio Erdogan alla Casa Bianca. "La Turchia - ha sottolineato il tycoon - è un grande partner commerciale degli Usa". Ma nel frattempo, tra continue giravolte, ha anche rilanciato i suoi avvertimenti delle scorse ore: "Ogni combattimento non forzato o non necessario da parte della Turchia sarà devastante per la sua economia e per la sua valuta molto fragile".
Gli obbiettivi dell'invasione
Ankara replica che non intende cedere alle "minacce" e si prepara all'assalto, prolungando di un anno l'autorizzazione per le missioni militari oltre frontiera. In questa prima fase, l'operazione si limiterà all'area compresa tra le postazioni di Ras al Ayn e Tal Abyad, evacuate dalle forze speciali americane: una striscia lunga circa 120 chilometri e profonda 30, ancora in linea con il progetto di zona cuscinetto concordato due mesi fa con Washington proprio per evitare un'escalation militare.
"Pugnalati alle spalle"
Ma dopo la "pugnalata alle spalle" di Trump, i curdi non si fidano e guardano a nuove possibili alleanze. L'assalto di Erdogan stavolta potrebbe spingerli davvero tra le braccia di Bashar al Assad, come più volte ventilato in passato.
Il ruolo di Iran e Russia
L'Iran, alleato di ferro di Assad ma in buoni rapporti con il Governo Erdogan, ha espresso alla Turchia la sua contrarierà a un'offensiva che provocherebbe "estesi danni umanitari e materiali", mentre la Russia continua a pressare affinché non si danneggi "il processo di pace siriano" in vista della prima riunione della Costituente a fine mese a Ginevra.
Le preoccupazioni dell'ONU
Anche l'ONU ribadisce la sua preoccupazione dopo gli allarmi di ieri, chiedendo che "tutte le parti esercitino la massima moderazione".
Siria, attacco turco sempre più imminente
Telegiornale 09.10.2019, 14:30