Siamo tutti d’accordo sul mantenimento dell’integralità territoriale della Siria e puntiamo a trovare una soluzione permanente al conflitto. Parola del presidente turco Erdogan, in apertura del vertice di Ankara sulla Siria con i presidenti di Russia e Iran Putin e Rohani. E proprio mentre gli Stati Uniti accusano l’Iran di un coinvolgimento nell’attacco alle raffinerie saudite (vedi correlati), il presidente iraniano ha colto l’occasione per criticare la presenza americana in Siria, “un pericolo per l’integrità territoriale del paese” secondo Rohani.
Turchia, Russia e Iran dal 2017 si incontrano regolarmente per parlare di Siria e il presidente turco ha sempre mantenuto un atteggiamento estremamente critico verso Bashar al-Assad, mentre Putin e Rohani non hanno mai ritirato il loro appoggio al presidente siriano. Questo punto di distanza è oggi più importante che mai, considerato che l’esercito russo appoggia attivamente i soldati di Assad nella battaglia in corso vicino al confine turco-siriano a Idlib, ultima roccaforte dei jihadisti e dell’opposizione armata al presidente siriano, nonché area dove la Turchia è presente militarmente.
Proprio nelle scorse settimane i soldati di Assad, con l’appoggio dei russi, sono arrivati allo scontro con i militari turchi nell’area, mettendo a rischio alcuni dei loro avamposti. La Turchia teme che l’avanzata delle truppe siriane provochi un nuovo esodo di profughi in Turchia, paese che ospita già 4 milioni di sfollati dalla Siria. Una situazione che nelle scorse settimane aveva spinto Erdogan a invitare l’Europa a intervenire, con la minaccia di aprire i confini del proprio paese lasciando passare i siriani che vogliono scappare in Europa.
Mentre Putin, Erdogan e Rohani discutono ad Ankara, mezzo milione di sfollati rimangono ammassati sul confine turco-siriano.