Attraverso il suo legale, un po’ a sorpresa, Dzhokhar Tsarnaev ha ammesso di essere colpevole per l’attentato commesso due anni fa durante la maratona di Boston.
L'unico a comparire alla sbarra per il grave fatto di sangue, il 21enne si è presentato in aula con i capelli arruffati, abito scuro e camicia bianca senza cravatta. Ha fatto il suo ingresso scortato dalle guardie, senza manette e sotto gli sguardi fissi di alcune delle vittime e delle loro famiglie, senza mai voltarsi.
“È stato lui”, ha dichiarato in una sorta d'arringa di apertura l’avvocato del giovane. Una mossa strategica che sembrerebbe avere quale unico obiettivo quello di evitare al ragazzo la pena di morte. Adottando questo atteggiamento, infatti, la difesa sembra voler giocare la carta di una personalità debole, totalmente succube del fratello, Tamerlan Anzorovich, ucciso dalla polizia durante uno scontro a fuoco quattro giorni dopo l'attentato nel quale persero la vita tre persone e altre 264 rimasero ferite.
ATS/bin