Sono passati più di undici anni dall’inizio del conflitto sirianio. Da allora milioni di persone sono scappate via terra - attraverso la cosiddetta rotta Balcanica - o via mare - attraversando l’Egeo - nel tentativo di raggiungere il territorio europeo.
Molti di loro non ce l’hanno fatta. La maggior parte di loro si è fermata in Turchia; ad oggi i numeri ufficiali parlano di 3,7 milioni di siriani in terra turca.
L’Unione Europea, in base ad un accordo del 2016, ha in varie fasi finanziato il governo turco affinché trattenesse i rifugiati. L’ultimo stanziamento è di recente emissione. Il commissario europeo per la gestione delle crisi Janez Lenarčič ha infatti da poco annunciato un nuovo finanziamento di 50 milioni di euro verso la Turchia per la gestione dell'emergenza migratoria. Si tratta di un anticipo su uno stanziamento molto più cospicuo del valore di 3 miliardi di euro, annunciato nel 2021 e su cui Ankara potrà contare fino al 2024.
Ma in Turchia, nel mese di giugno 2022, l’inflazione ha raggiunto il 78,6% su base annua - la percentuale più alta degli ultimi 24 anni - e le condizioni di grave disagio della popolazione locale stanno generando l’aumento di episodi di xenofobia e violenza contro i rifugiati siriani. Il presidente turco Erdoğan, attivissimo sullo scacchiere diplomatico internazionale ma anche attento alla situazione interna - in vista delle prossime venture elezioni generali del 2023 - intercettando tale malumore del suo elettorato, ha annunciato la volontà di favorire il "rientro volontario" di un milione di rifugiati nei territori della Siria settentrionale, dove - per la messa in sicurezza della regione - vorrebbe allo scopo anche intraprendere una nuova operazione militare contro i curdi.
Storie e volti di rifugiati
Il destino di queste persone continua a essere al centro degli interessi della politica internazionale ma che cosa accade nella loro vita quotidiana, durante questo forzato esilio in una terra che li sopporta sempre più di malavoglia?
Lo abbiamo chiesto ad Alì, originario di Palmira dove, prima della guerra, per tradizione familiare, si guadagnava da vivere portando sul suo cammello i turisti tra le rovine dell’antica città romana, oggi distrutte dall’ISIS; e a Sayed Zain un musicista originario di Homs che, attraverso il rap, canta del disagio e della condizione del suo popolo.
Vertice a Teheran: l'analisi di Alberto Zanconato
SEIDISERA 18.07.2022, 20:27
Contenuto audio
Notiziario 10.00 del 23.07.2022
RSI Info 23.07.2022, 13:09
Contenuto audio