Deve essere riscritta da capo la storia dei quarantatré liceali, appartenenti alla scuola di Ayotzinapa, nel Messico meridionale scomparsi sei anni fa. I resti di una delle vittime sono infatti sono stati identificati, facendo vacillare pericolosamente il castello di bugie ed omertà che ha accompagnato la vicenda.
I fatti risalgono al settembre del 2014: per raggiungere Città del Messico e partecipare ad una manifestazione di commemorazione per una strage del 1968, alcuni studenti si impossessarono di cinque bus del trasporto pubblico.
Gli agenti di polizia li intercettarono e spararono contro gli autobus, inseguendo alcuni studenti che si erano dati alla fuga e arrestando quelli restati a bordo. Di loro si perse ogni traccia.
Nel settembre del 2014, alcuni studenti si impossessarono di cinque bus per raggiungere Città del Messico
Secondo la versione ufficiale, i liceali sarebbero stati confusi con una banda di narcos e consegnati ai rivali da poliziotti corrotti. I corpi sarebbero poi stati bruciati e le ceneri gettate nel fiume San Juan.
I costanti insabbiamenti sarebbero avvenuti per coprire una fitta rete di corruzione e collusione fra politica e narcos che le nuove inchieste iniziate grazie all'intervento del presidente messicano Obrador, potrebbero portare alla luce la verità.
"Abbiamo identificato i resti di una vittima", ha dichiarato il procuratore incaricato del dossier Omar Gomez. I frammenti ritrovati recentemente smentiscono quella che è stata la finta verità divulgata finora dalle autorità, mettendo in evidenza l'ennesima incongruenza di una storia ancora lontana dall'essere chiarita.