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"Tonga è sconvolta, ma si rialzerà"

Gli svizzeri che si trovano nell'arcipelago stanno bene, assicura il console onorario del Regno, l'avvocato di Zugo Luka Müller la cui famiglia è legata allo Stato insulare da 130 anni

  • 20 gennaio 2022, 18:05
  • 20 novembre, 18:48
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La situazione a Tonga, l'intervista al console onorario Luka Müller

RSI Info 20.01.2022, 17:27

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Di: Ludovico Camposampiero/Gis 

"Subito dopo l’eruzione ho ricevuto un messaggio e ho provato a chiamare i miei parenti a Tonga, ma senza successo: tutte le linee erano fuori uso. Sono state ore molto dure: ho saputo subito dell’eruzione, dello tsunami e della pioggia di cenere, ma a parte questo non avevo altre informazioni, soprattutto in merito a morti o feriti". Luka Müller risponde alle nostre domande dal suo ufficio nel canton Zugo. Sono oltre 17’000 i chilometri in linea d’aria che lo separano dall’arcipelago travolto da una delle peggiori catastrofi naturali di sempre, ma non è un caso che lo abbiamo intervistato. Questo avvocato specializzato in finanza digitale e norme anti-riciclaggio è infatti il console onorario di Tonga, ma i legami della sua famiglia con lo Stato insulare polinesiano risalgono a oltre un secolo fa. Il suo bisnonno Philipp arrivò sull’isola sul finire del 1800 e lì si stabilì, dando vita a una folta comunità di persone che ora sull’isola portano il suo stesso cognome.

Luka Müller ha anche interessi economici a Tonga e intrattiene legami personali con il re Tupou VI; visti le difficoltà di comunicazione tra il regno e il resto del mondo, è quindi una fonte preziosa per farsi un’idea di cosa stia succedendo in pieno Oceano Pacifico.

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L'avvocato Luka Müller


I danni dello tsunami e dalla pioggia di cenere

"Grazie ai miei contatti in Nuova Zelanda sono riuscito a ottenere informazioni - ci spiega -. I miei parenti e conoscenti stanno bene, ma mi è stato riferito che molte case e piantagioni (nel paese si coltivano soprattutto banane e cocco, ndr.) sono state seriamente danneggiate dal maremoto e dalla pioggia di cenere". Le linee telefoniche sono ancora fuori uso ed è quindi difficile stabilire contatti diretti con la popolazione. Le operazioni di bonifica sono in corso, aggiunge Luka Müller, "ma è certo che prima o poi si verificheranno problemi con l’acqua potabile; per fortuna paesi come l’Australia o la Nuova Zelanda stanno portando aiuti di prima necessità".

Come 500 bombe atomiche

L’arcipelago è stato vittima di una catastrofe con pochi precedenti. Sabato mattina, ora svizzera, il vulcano sottomarino Hunga-Tonga-Hunga-Ha'apai ha eruttato, provocando uno tsunami che ha colpito anche le coste di paesi situati a migliaia di chilometri di distanza, come il Perù, dove l’onda anomala ha causato due morti. Nell’arcipelago di Tonga, dove vivono circa 100’000 persone, le vittime finora accertate sono solo tre, ma le case su alcune isole periferiche sono andate completamente distrutte. L’eruzione ha provocato anche una nuvola di fumo e i pennacchi di gas, fumo e cenere che si sono riversati dal vulcano hanno raggiunto i 20 km di altezza, mentre le onde sismiche hanno raggiunto anche la Svizzera in circa 20 minuti, tanto che il Politecnico federale di Zurigo ha registrato movimenti per oltre 12 ore. L’eruzione, spiega la NASA, è stata 500 volte più potente della bomba atomica sganciata su Hiroshima, ovvero una delle più violente degli ultimi decenni.

Dalla TV

La resilienza di Tonga

Nonostante questo scenario, il Regno di Tonga non si perde d’animo, spiega ancora Luka Müller: "Gli abitanti sono estremamente resilienti. Sono abituati ai disastri naturali: nel 2018 l’arcipelago è stato investito da un terribile ciclone e già allora moltissimi edifici furono distrutti, ma sono stati nel frattempo tutti ricostruiti. Anche ora sarà lo stesso, ma questa volta ci vorrà molto tempo per tornare alla normalità".

Finora gli aiuti, data l’inagibilità degli aeroporti, sono stati paracadutati, ma oggi sono atterrati i primi aerei australiani e neozelandesi, carichi d’acqua, cibo in scatola e altri prodotti per l’emergenza. La pandemia, tuttavia, complica le cose: l’arcipelago finora è stato considerato libero dal virus che causa il Covid-19 e sono quindi previsti rigidi protocolli per la consegna degli aiuti.

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L'eruzione vulcanica vista dal satellite

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Gli aiuti svizzeri

"Il mio telefono è bollente", afferma l’avvocato, "sono stato contattato da molte persone per capire come prestare aiuto. Ma ci sono tre fasi: l’aiuto immediato, quello a medio termine e quello a lungo termine. La Confederazione potrà essere d’aiuto soprattutto a medio e lungo termine, perché a livello logistico siamo troppo lontani. Cercheremo di stimare i danni il prima possibile. Sono in contatto con il Dipartimento federale degli affari esteri, ma allo stato attuale gli aiuti provengono soprattutto da privati: mandiamo soldi e per esempio è appena partita una nave cargo carica d’acqua e cibo in scatola, ma poi bisognerà capire che tipo di supporto strutturale fornire, per esempio per nel campo del ripristino della potabilità dell’acqua".

Gli "svizzeri" di Tonga

L’attaccamento della famiglia Müller al regno polinesiano risale a circa 130 anni fa. Philipp Gotthard Müller si recò nelle isole Tonga alla ricerca del fratello partito all’avventura nei mari del sud anni prima. Non lo trovò, ma lì si innamorò di una ragazza indigena, che sposò nel 1889. La coppia ebbe 12 figli. Il loro incontro diede vita a un’ampia comunità e ora sono un centinaio le persone che a Tonga portano il suo cognome. "Mio nonno è nato lì e anche mio padre: ora ho più parenti a Tonga che in Svizzera - rivela Luka Müller - Questo è il legame più importante tra la Svizzera e l’arcipelago; e proprio grazie a questa connessioni, molti svizzeri nel tempo hanno visitato il paese".

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