Circa 3'000 palestinesi hanno lasciato il campo profughi di Jenin dopo l'operazione militare israeliana, la più grande lanciata in Cisgiordania su larga scala da almeno 20 anni. Lo ha reso noto, lunedì sera, il vice governatore di Jenin, Kamal Abu al-Roub. Il ministro della Difesa Yoav Gallant ha parlato di un attacco via aria e via terra "contro i focolai del terrore" che ha causato l'uccisione di 8 palestinesi e il ferimento di altri 80, tra cui almeno 17 gravi, secondo un primo bilancio che appare però ancora provvisorio.
"Un nuovo crimine di guerra", ha tuonato Nabil Abu Rudeinah, portavoce del presidente Mahmud Abbas, compiuto dal "governo di occupazione israeliano" contro "il nostro popolo indifeso". Lo stesso Mahmud Abbas, mentre Hamas e la Jihad islamica minacciano vendetta, ha convocato una riunione urgente dell'Autorità nazionale palestinese e Giordania ed Egitto hanno condannato il raid israeliano.
L'operazione - che secondo l'esercito non è ancora finita e che gli analisti ritengono possa prolungarsi di altre 24 ore ed oltre - è cominciata nella notte tra domenica e lunedì quando velivoli israeliani hanno preso di mira "un centro operativo di comando unificato" nel campo profughi della città che serviva, secondo la versione dell'esercito, anche come nascondiglio di armi e esplosivi oltre che come "hub di coordinamento e comunicazione tra i terroristi".
Quasi in contemporanea nel campo profughi sono entrati via terra almeno mille soldati e sono cominciati gli scontri con i miliziani. Obiettivo delle truppe è stato quello di requisire armi e scoprire depositi segreti nel campo profughi: bulldozer hanno raschiato le strade nel timore che fossero stati piazzati ordigni esplosivi. In parti della città è stata interrotta l'erogazione della corrente elettrica.
Durante la giornata altri scontri a fuoco si sono verificati attorno alla moschea del campo profughi dove "si erano asserragliati uomini armati" e dove sono state scoperte due cavità "con esplosivi, armi ed equipaggiamento militare", ha detto il portavoce militare, aggiungendo che "un velivolo ha colpito nei pressi per rimuovere la minaccia". La stessa fonte ha poi spiegato che è stato rinvenuto in un'altra parte del campo profughi "un laboratorio per la produzione di esplosivi con centinaia di ordigni già pronti all'uso". In tutto sono stati circa 300 gli ordigni esplosivi fatti brillare.
L'attacco a Jenin sarebbe stato programmato dieci giorni fa dopo l'uccisione di 4 israeliani in Cisgiordania ma anche dopo l'ordigno esplosivo piazzato lo scorso 19 giugno sotto un veicolo militare israeliano nella stessa Jenin e il lancio di due razzi dalla Cisgiordania verso Israele (sebbene ricaduti in territorio palestinese). Un'escalation vista in Israele con preoccupazione.
RG 07.00 del 03.07.2023 - Il servizio di Michele Giorgio
RSI Info 03.07.2023, 07:39
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