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Trump accoglie Netanyahu con un miliardo in armi statunitensi

Doppio dono al premier israeliano: il presidente americano emette anche un ordine esecutivo per imporre la massima pressione sull’Iran

  • Ieri, 23:04
  • 2 ore fa
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Il premier israeliano Benjamin Netanyahu e il presidente USA Donald Trump

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Di: ATS/M. Ang. 

Il presidente statunitense Donald Trump ha accolto a Washington, il premier israeliano Benjamin Netanyahu con un doppio dono: un miliardo di dollari in nuove armi e un ordine esecutivo per imporre la massima pressione sull’Iran. Netanyahu è “un grande leader di Israele e ha fatto un ottimo lavoro”, ha detto Trump nello Studio Ovale con il premier israeliano. “Vogliamo tutti la pace, anche lui”, ha aggiunto.

Netanyahu è il primo leader straniero a entrare alla Casa Bianca nel secondo mandato di Trump; è arrivato a Washington per discutere della seconda fase della fragile tregua a Gaza mentre in Israele il partito di estrema destra minaccia il premier di uscire dal governo se andrà avanti con i negoziati. Trump d’altra parte si aspetta da Netanyahu una rassicurazione sulla fine rapida del conflitto, la liberazione degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas e l’avvio della normalizzazione dei rapporti con l’Arabia Saudita.

Il presidente USA ha chiesto ai leader del Congresso di approvare nuovi trasferimenti per circa un miliardo di dollari in 4’700 bombe e altro materiale militare, tra cui bulldozer blindati costruiti da Caterpillar da inviare a Israele. Quindi una forte direttiva che punta a negare al regime di Teheran ogni possibilità di munirsi di un’arma nucleare e a contrastare la “maligna influenza” dell’Iran. “E’ molto duro”, ha spiegato il presidente dicendosi “combattuto” sulla firma. “Spero che non dovremo usarlo molto, non sono contento di farlo”, ha aggiunto, dichiarando di aver perfino lasciato l’ordine di “annientare” il regime di Teheran nel caso quest’ultimo dovesse assassinarlo.

L’iniziativa arriva proprio mentre emergono le preoccupazioni dell’intelligence USA sul fatto che un team segreto di scienziati iraniani stia esplorando un approccio più rapido, seppur più rudimentale, per sviluppare l’arma atomica. Le informazioni sono state raccolte negli ultimi mesi dell’amministrazione Biden, quindi trasmesse al team di sicurezza nazionale del presidente Trump durante la fase di transizione. Negli anni trascorsi da quando il tycoon si è ritirato dall’accordo nucleare del 2015, Teheran ha ripreso la produzione di uranio e ora ha abbastanza carburante per realizzare quattro o più bombe ma questo non è sufficiente per produrre effettivamente un’arma. Trump ha anche annunciato l’anticipata uscita degli Stati Uniti dal Consiglio per i diritti umani dell’ONU, che in passato ha accusato di faziosità nei confronti di Israele, e lo stop dei fondi all’UNRWA (l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi).

Nonostante l’ottimo rapporto, le concessioni di Trump e l’annuncio dell’ufficio del premier israeliano che alla fine della settimana invierà una delegazione operativa in Qatar, uno dei principali Paesi mediatori tra Israele e Hamas, per discutere un cessate il fuoco “esteso”, come previsto dalla seconda fase dell’intesa, i colloqui tra i due alleati potrebbero non filare del tutto lisci. Con il governo di Netanyahu in pericolo se la guerra dovesse finire con Hamas ancora al controllo e senza nessun altro piano per Gaza in atto, gli analisti si aspettano che il primo ministro israeliano cerchi di ritardare un cessate il fuoco permanente. Il ministro degli Insediamenti Orit Strock, espressione dell’ultradestra guidata da Bezalel Smotrich, ha messo infatti in guardia il premier dal proseguire con la seconda parte. “Se decide di andare in questa direzione disastrosa”, allora il partito si assicurerà che il governo non continui a esistere”, ha avvertito.

A Washington Netanyahu ha avuto anche un incontro con Elon Musk (nonostante le recenti polemiche per un presunto “saluto nazista” del miliardario, eseguito in pubblico per ben due volte, in mondovisione, all’insediamento di Trump... polemiche dalle quali comunque Netanyahu lo aveva difeso) e con l’inviato di Trump in Medio Oriente, Steve Witkoff. Il funzionario ha assicurato che “siamo già entrati nella seconda fase dell’accordo” sulla tregua ma c’è un “protocollo da seguire” per la fine della guerra e il ritiro delle forze israeliane da Gaza. Sulla situazione della Striscia l’amministrazione non ha dubbi: “E’ assurdo che i palestinesi possano ritornarvi tra cinque anni”, ha affermato Witkoff. E Trump si è detto convinto che “sarebbero entusiasti di lasciare Gaza” e che sarebbe meglio “ricostruirla prima” per farla diventare un “posto bello e sicuro”. Nel frattempo, sostiene il presidente, i palestinesi dovrebbero andare in Paesi come Egitto e Giordania, che però hanno già messo il loro veto.

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Natanyahu da Trump

Telegiornale 04.02.2025, 12:30

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