Trump e figli alla sbarra a New York

Donald Trump e figli alla sbarra nel processo civile a New York per l’accusa di aver gonfiato gli asset allo scopo di ottenere migliori condizioni di credito da banche e assicurazioni. Il primo in lista per oggi (mercoledì) è Donald Jr, il figlio più grande dell’ex presidente USA e quello con maggiori ambizioni politiche. Domani (giovedì) toccherà ad Eric, mentre lunedì sarà il turno del tycoon, ad un anno dalle elezioni dove spera di riconquistare la Casa Bianca. Tutti saranno sentiti nella veste di accusati. Chiuderà due giorni dopo Ivanka, ma solo come testimone, dopo che una Corte d’appello ha stabilito che le contestazioni nei suoi confronti erano troppo vecchie.

I tre fratelli hanno servito come vicepresidenti esecutivi della Trump Organization dopo che il padre era sbarcato alla Casa Bianca (ma Ivanka lasciò nel 2017 per diventare consigliera presidenziale).

Prima che iniziasse l’udienza del “family affair”, il tycoon ha attaccato il giudice: “lascia in pace i miei figli, Arthur Engoron. Sei una vergogna per la professione giudiziaria”, ha scritto sulla sua rete sociale, accusandolo anche di essere “pazzo, totalmente squilibrato e pericoloso”, nonché di “fare il lavoro sporco del Partito democratico”. Il giudice lo ha già multato due volte con ammende da 5’000 e 10’000 dollari per aver attaccato una sua cancelliera.

Nel suo interrogatorio al processo per i presunti asset gonfiati, Donald Trump jr ha testimoniato che lui e il fratello Eric hanno assunto in gran parte la gestione della holding quando il padre è diventato presidente nel 2017 ma che hanno avuto poco coinvolgimento nelle questioni che sono al centro del caso, in particolare nella valutazione degli attivi e nella compilazione delle dichiarazioni finanziarie.

La sua deposizione è stata caratterizzata anche da vari “non ricordo”, anche quando gli è stato chiesto se il padre è ancora un amministratore del Trump Revocable Trust. La sua testimonianza proseguirà domani, quando potrebbe cominciare anche quella di Eric.

Il processo, che è alla sua quinta settimana, ha visto finora la testimonianza di una ventina di persone, tra cui ex dirigenti e contabili della holding di famiglia. Prima di Donald Jr ha deposto un esperto del Ministero pubblico, Michiel McCarty, un banchiere d’investimento, secondo cui istituti di credito e assicurazioni hanno perso oltre 168 milioni di dollari per aver prestato alla Trump Organization denaro a tassi più bassi per via degli asset gonfiati.

La difesa ha sostenuto finora che la valutazione degli attivi del gruppo era soggettiva ma sincera, e che le banche non avrebbero perso un dollaro, anzi avrebbero tratto vantaggio dai prestiti. Una linea che dovrebbe essere ribadita da tutti i famigliari, anche se lunedì si attende il solito show dell’ex presidente contro la “caccia alle streghe” e la giustizia politicizzata.

La posta in gioco è alta: Trump rischia di dover pagare un’ammenda da 250 milioni di dollari e la perdita del controllo di una parte del suo impero, oltre alla distruzione dell’immagine di imprenditore di successo cui è legata anche la sua sfida per tornare alla Casa Bianca.