La posizione di Donald Trump si aggrava di ora in ora, dopo la denuncia dell'agente CIA in servizio alla Casa Bianca, che lo accusa di aver sollecitato interferenze straniere sulle elezioni del 2020, e il conseguente (e clamoroso) avvio di un'indagine per impeachment nei confronti del presidente USA.
Dal campo democratico si levano accuse precise. Trump ha cercato di "rubare le elezioni. Avrebbe voluto l'aiuto straniero per vincere al voto", ha dichiarato Joe Biden, candidato alla presidenza. Il timore "fondato" di perdere le elezioni del 2020 ha spinto Trump a fare pressione sul leader ucraino Volodymyr Zelensky per indagare l'ex vice di Barack Obama, spiega il direttore della comunicazione della campagna di Biden, Kate Bedingfield. "La volontà di Trump di vendere i nostri interessi nazionali per un suo guadagno personale mette a rischio la nostra sicurezza e la stabilità della nostra democrazia", ha sottolineato Bedingfield.
All'attacco anche Hillary Clinton. In un'intervista alla CBS che andrà in onda domenica e di cui sono stati diffusi alcuni estratti afferma: Trump è un "chiaro pericolo", una "minaccia" per gli Stati Uniti". "Non importa se si è democratici o repubblicani quando un presidente che ha giurato per proteggere la Costituzione usa la sua posizione per cercare di estorcere qualcosa a un Governo straniero per i suoi motivi politici", spiega l'ex segretaria di Stato.
Trump, dal canto suo, ha respinto anche giovedì, le accuse di aver esercitato pressioni sul leader ucraino. "Nessuna pressione, niente, solo una grande bufala", ha affermato il presidente USA da New York, commentando la trascrizione della telefonata con Zelensky.
Intanto tra i membri del Congresso cresce il consenso a favore della messa in stato di accusa del presidente: alla Camera già 218 deputati si sono espressi a favore dell'impeachment, quanto basta per spedire Trump a processo nell'aula del Senato.
ATS/M. Ang.