La Commissione Europea ha raccomandato oggi, venerdì, di accordare all'Ucraina lo statuto di Paese candidato all'ingresso nell'UE.
Lo ha dichiarato la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, nel corso di una conferenza stampa diffusa via Twitter. "La Commissione raccomanda al Consiglio, in primo luogo, di conferire all'Ucraina una prospettiva europea e, in secondo luogo, di accordarle uno statuto di candidata. Questo, beninteso, a condizione che il Paese proceda ad un certo numero di importanti riforme", ha affermato von der Leyen.
"Sappiamo che gli ucraini sono pronti a morire per difendere le loro aspirazioni europee. Noi vogliamo che vivano con noi, per il sogno europeo", ha aggiunto la presidente. Mai un parere era stato finora espresso in così poco tempo su una domanda di candidatura: un'urgenza dovuta alla guerra sferrata dalla Russia e al sostegno espresso dall'UE all'Ucraina.
Il parere della Commissione sarà preso in esame nel corso del summit UE in programma per il 23 e il 24 giugno. I dirigenti dei 27 Paesi dell'Unione saranno chiamati a dare il loro assenso all'unanimità.
L'UE non è unita sull'adesione dell'Ucraina
SEIDISERA 16.06.2022, 20:09
Contenuto audio
Reagendo alla notizia, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky si è detto "riconoscente nei confronti di Ursula von der Leyen e di tutti i membri della Commissione per questa decisione storica", mentre il ministro degli esteri Dmytro Kuleba su Twitter ha scritto che "sarà un grande aiuto per le trasformazioni future dell'Ucraina".
Raccomandazione favorevole anche per la Moldova
Oltre all'Ucraina, anche la Moldova può sperare di avviare il cammino che la potrebbe condurre all'adesione. La raccomandazione è favorevole anche nel suo caso, dopo l'avvio di riforme. "Un momento importante" e "di speranza" secondo la presidente Maia Sandu, anche se Chisinau sa di avere davanti una strada lunga e in salita. Alla Georgia lo status di candidata viene invece negato, per lei solo "la prospettiva" di poterlo ricevere in futuro.
Il summit del 23 e 24 giugno dovrebbe anche riportare alla ribalta le difficoltà dei Ventisette nel mettersi d'accordo sul futuro europeo di altri Paesi già candidati o aspiranti tali e da anni in lista di attesa: Albania, Macedonia del Nord, Montenegro, Serbia e Turchia.