Davanti alla Corte Suprema americana tanti manifestanti non si vedevano da tempo, sono divisi da un cordone di sicurezza, due Americhe in trincea nell’ennesima guerra culturale.
Da un lato chi appoggia lo Stato del Tennessee che ha deciso di vietare la somministrazione di bloccanti per la pubertà e di terapie ormonali agli adolescenti che vogliono cambiare genere, dall’altro chi sostiene la legge e chiede un quadro legislativo più rigido per proteggere i minorenni. Ci sono genitori contro. Chi come Shawn che difende “il diritto di una famiglia di prendere decisioni sulla salute dei figli, senza che lo stato debba immischiarsi”, o chi come Anna che si interroga su come sia possibile che suo figlio “con problemi di salute mentale e di depressione abbia potuto iniziare a prendere ormoni per cambiare sesso a sua insaputa, senza neppure l’avviso di un medico”.
Manifestanti davanti alla Corte Suprema
Fuori dalla Corte slogan e vessilli, dentro l’edificio neoclassico, dalle domande poste dai giudici, pare cogliere un’inclinazione della massima istanza giudiziaria americana a confermare la Legge del Tennessee, che nega le cure di transizione ai giovani transgender. “Tocca ai rappresentanti del popolo legiferare, non a nove giudici”, ha detto il giudice capo John Roberts suggerendo di lasciare ai singoli Stati la decisione (come era accaduto dopo il rovesciamento del diritto costituzionale all’aborto nel 2022). La decisione della Corte è attesa per giugno 2025.
Una sentenza attesa per una questione delicata ormai al centro di un dibattito ideologico. Negli ultimi tre anni 25 stati hanno limitato le terapie per la transizione di genere. Nel solo 2024 sono state discusse 617 proposte di legge restrittive. L’Amministrazione Biden si è schierata contro la legge del Tennessee, ma la transizione e la disforia di genere sono stati uno dei temi di campagna elettorale più rilevanti. I repubblicani hanno investito milioni di dollari in campagne contro Kamala Harris e il suo sostegno alle cure per i trans. “Kamala’s for they/them. President Trump is for you” (Kamala è per loro [giocando sul pronome richiesto dai non binari], Trump è per voi”) è stato uno degli slogan di maggior successo. E lo stesso presidente eletto ha promesso di voler revocare “sin dal primo giorno di insediamento” le politiche di Biden sulla cura di genere.
Lo scontro legale e politico occupa sempre spazio nel dibattito pubblico americano anche se i numeri parrebbero irrilevanti. Si stima siano 300’000 i minorenni che dichiarano transgender, lo 0,6% degli adolescenti. Ma la decisione dei nove giudici è destinata ad avere un impatto ben maggiore sulla società americana, sul rispetto dei diritti, sul diritto alle cure sanitarie e sul ruolo di stato e famiglie.