USA, una crisi economica storica

Gli Stati Uniti, che si apprestano a celebrare Joe Biden nuovo Presidente, stanno vivendo una crisi economica storica. È dalla Seconda Guerra Mondiale che il mercato del lavoro non è così in difficoltà. La RSI è andata a vedere cosa succede a Baltimora, dove la crisi fa i conti con l'ostinazione e la creatività locali e dove in molti quartieri si moltiplicano le saracinesche abbassate e i locali in affitto.

Mancano i clienti, si accumulano le bollette. Dopo aver cercato di riaprire in autunno, Denise Whiting, ristoratrice, ha richiuso a Natale. “Guardo i miei impiegati e mi rattrista di non poterli pagare... Ho dovuto essere molto frugale con i soldi, non è mai abbastanza, sono indietro di tre mesi con l'affitto...”, spiega. Ventinove anni di attività sono l’inventario di una vita. “È la mia vita, i miei figli sono cresciuti qui, abbiamo servito a lungo una comunità, c’era vita e passione, non sono solo affari...”, dice Denise Whiting.

A dicembre la Città di Baltimora ha vietato il servizio ai tavoli all’interno. Per la storica barista del locale, inevitabile la disoccupazione. “Non credo che ci sia stato un messaggio chiaro e conciso su tutta la linea. È tutto un po' confuso... basta viaggiare 10 miglia e li non è tutto chiuso”, dichiara Lisa Davis, barista.

Un piano d’azione chiaro è l’ambizione di Joe Biden: obbligo della mascherina per i primi 100 giorni e un piano di aiuti monstre, da 1900 miliardi di dollari. Dalle vaccinazioni a tappeto agli assegni alle famiglie e i prestiti per le aziende, sino a un salario minimo.

“Abbiamo l’esempio della Grande Recessione del 2008 dove abbiamo speso troppo poco. C’erano pacchetti di rilancio ma non erano sufficienti. Molte ricerche lo dimostrano. Non c’è solo il costo del pacchetto, ma pure il costo del mancato intervento”, spiega Olugbenga Ajilore, economista, di American Progress.

Joe Biden eredita un tasso di disoccupazione doppio rispetto a un anno fa. Da marzo hanno perso il lavoro oltre 9 milioni di americani. In centrocittà, una tavola calda vegana ha fatto i salti mortali per non chiudere e convertirsi all’asporto. “Abbiamo dovuto cambiare i turni e gli orari di lavoro del personale, ma siamo rimasti aperti ad orari regolari, sette giorni su sette solo per esserci”, spiega Greg Brown, ristoratore.

Nonostante una cifra d’affari diminuita del 30 per cento, non si conta troppo sugli aiuti del Governo. “Non si può... non puoi. Non è la società in cui viviamo, indipendentemente da come vedi socialismo o marxismo, non è il Paese in cui viviamo”, dice Greg Brown, ristoratore.

L’ennesimo paradosso dell’America, orgogliosa e in crisi, alla vigilia di una nuova Presidenza.