Joe Biden martedì ha accusato per la prima volta la Russia di state commettendo un "genocidio" in Ucraina. "Ho parlato di genocidio perché è sempre più chiaro che Putin sta cercando di cancellare l'idea di essere ucraini", ha affermato il presidente statunitense, precisando che "lasceremo agli avvocati decidere come qualificarlo a livello internazionale, ma di sicuro è quello che sembra a me".
Le accuse arrivano alla luce dei fatti di Bucha e Borodyanka, dove i corpi di decine e decine di civili uccisi sono stati trovati per le strade e nelle case dopo il ritiro delle forze armate di Mosca, mentre continuano a emergere testimonianze di stupri ad opera dei soldati russi.
Le affermazioni di Biden sono state accolte con soddisfazione dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky che ha ringraziato l'inquilino della Casa Bianca per quelle che ha definito "parole vere da un vero leader".
Più prudente, invece, il presidente francese Emmanuel Macron, che in un'intervista a France 2 che mercoledì mattina ha dichiarato di "essere attento sui termini" mettendo in dubbio l'utilità di "un'escalation di parole" nel tentativo di porre fine al conflitto, pur riconoscendo che "la Russia ha iniziato unilateralmente una guerra brutale".
Mosca finora ha sempre negato di aver attaccato dei civili. Martedì, il presidente russo, Vladimir Putin, ha dichiarato che la sua "operazione militare speciale" mira invece a "proteggere la popolazione" dell'est dell'Ucraina che è in parte sotto il controllo dei separatisti filorussi.
In Germania il presidente Frank-Walter Steinmeier ha dichiarato martedì di aver proposto una sua visita a Kiev, che però è stata respinta. Il capo di Stato tedesco intendeva presenziare nella capitale ucraina, insieme al presidente polacco Andrzej Duda e agli omologhi dei tre Paesi Baltici, per dare "un forte segno della solidarietà europea", secondo le sue parole, ma la sua presenza è stata bocciata da Volodymyr Zelensky in persona, memore delle posizioni d'apertura verso Mosca che Steinmeier ha avuto per anni. Fu del resto stretto collaboratore di Gerhard Schröder, occupandosi molto a lungo dei rapporti Germania-Russia.
Il presidente polacco Duda, unitamente agli omologhi di Estonia (Alar Karis), Lettonia (Egils Levits) e Lituania (Gitanas Nauseda), hanno incontrato a Kiev con Zelensky in giornata.
Mariupol bombardata ancora ma resiste
Intanto, sul campo, la città di Mariupol è stata bombardata pesantemente durante la notte e le prime ore di mercoledì dall’esercito russo, che non è ancora riuscito a conquistarla per intero in virtù della strenua resistenza delle forze ucraine. Il governatore, Pavlo Kirlenko ha indicato su Telegram che la località russofona è teatro giorno e notte di combattimenti casa per casa e i contatti con chi si trova bloccato al suo interno - si valuta che siano ancora circa 100'000 persone - sono ormai quasi inesistenti.
Da oltre quaranta giorni la città assediata è oggetto di cannoneggiamenti e attacchi aerei e missilistici senza sosta, che nel solo perimetro urbano – distrutto al 90% secondo gli ucraini – avrebbero causato almeno 10'000 morti tra i civili.
Ma i morti russi sono davvero numerosi, 19'800 secondo le stime delle autorità ucraine, e negli obitori della città ucraina di Dnipro (sud-est) ci sono i cadaveri di "oltre 1'500 soldati russi": lo ha detto mercoledì a un'emittente televisiva il vicesindaco della città, aggiungendo che le salme rimangono nei frigoriferi mortuari perché "nessuno vuole portarle via".
Medvedchuk usato come merce di scambio
Martedì sera il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha proposto alla Russia di consegnare a Mosca l'oligarca Viktor Medvedchuk, considerato vicino al presidente russo Vladimir Putin, in cambio della liberazione degli ucraini fatti prigionieri dalle forze russe. "Propongo uno scambio tra questo vostro uomo" e gli uomini e donne ucraini detenuti dai russi, ha detto Zelensky in un messaggio su Telegram. Poche ore prima Kiev aveva reso noto che Medvedchuk era stato arrestato in un'operazione dell'intelligence ucraina.
Medvedchuk, russo d’origine e considerato molto vicino a Putin, era un deputato a capo dell’opposizione filorussa in Parlamento a Kiev, che lo considera il traditore numero 1. Latitante dai primi giorni dell'invasione dopo essere fuggito dagli arresti domiciliari, che stava scontando con l'accusa di alto tradimento per avere sostenuto le forze separatiste nel Donbass, era ritenuto tra i possibili candidati alla guida di un Governo fantoccio se Mosca fosse riuscita a conquistare Kiev. Imprenditore attivo in molti campi, tra cui energia e media, sarebbe giunto fino a curare ufficiosamente gli interessi di Putin nel Paese.