Secondo il presidente ucraino Volodymyr Zelensky la guerra al momento è entrata in una nuova fase, in cui Kiev punta più a rafforzare le difese nel Donbass e a contenere la lenta avanzata russa nell’est del Paese che a cercare lo sfondamento sul fronte meridionale, dove la controffensiva si è sostanzialmente impuntata sia nella regione di Zaporizha che in quella di Kherson. Una delle ragioni che hanno condotto alla svolta è senz’altro la mancanza di potenziale offensivo sufficiente per raggiungere gli scopi dichiarati, ovvero quelli di riconquistare i territori perduti sin dal 2014, Crimea compresa. Il sostegno militare da parte dell’Occidente si è assottigliato negli ultimi mesi, tanto che senza l’appoggio degli Stati Uniti e dei paesi della NATO, l’Ucraina rischia di perdere la guerra. Al momento la situazione sul terreno è sfavorevole e se non arriveranno nuovi aiuti il pericolo è quello di una capitolazione, questo in sostanza il messaggio che è arrivato da Kiev nelle ultime settimane.
I problemi a Washington
Il problema più grave al momento è quello degli Stati Uniti, alla luce delle divergenze a Washington, dove circa 60 miliardi di dollari in fondi per l’Ucraina sono bloccati a causa delle dispute interne tra democratici e repubblicani. Zelensky è atteso martedì alla Casa Bianca e sono previsti anche colloqui con delegazioni di senatori per cercare di far breccia nella diffidenza degli oppositori di Joe Biden al Congresso. Il punto è però che già da diversi mesi le richieste ucraine non vengono soddisfatte, sia dagli Stati Uniti che da altri Paesi. Secondo i numeri pubblicati dall’Istituto per l’economia mondiale di Kiel, in Germania, nel periodo tra agosto e ottobre di quest’anno il volume dei nuovi aiuti promessi all’Ucraina dai Paesi occidentali ha raggiunto il livello più basso dall’inizio del conflitto, in calo di quasi il 90% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Il volume è stato pari a 2,11 miliardi di franchi. Davvero poco se si conta che gli Stati uniti hanno fornito materiale bellico in totale per circa 44 miliardi di franchi, la Germania per 17, il Regno Unito per quasi 7 miliardi.
I timori di un allargamento del conflitto
In generale comunque alcuni Paesi dell’Unione europea hanno aumentato gli aiuti rispetto agli USA e in particolare la Germania e i Paesi nordici (Danimarca, Norvegia, Svezia e Finlandia) hanno messo una marcia in più: su un totale di 25 miliardi di franchi di impegni nel periodo gennaio 2022 - ottobre 2023, il 43% è stato coperto dagli Stati Uniti e il 47% da tutti i paesi e dalle istituzioni dell’UE messe insieme. La gran parte degli aiuti è arrivata però sino alla primavera inoltrata del 2023, poi le forniture si sono drasticamente ridotte. Varie le ragioni: dall’impossibilità dell’industria occidentale di stare al passo con la produzione, come nel caso delle munizioni, al fatto che per sistemi missilistici a lungo raggio, veicoli e caccia da combattimento, Stati Uniti e NATO hanno preferito andare coi piedi di piombo per evitare un allargamento del conflitto sul territorio russo.
Un piano contro Kiev?
Soprattutto i presunti motivi politici sono stati oggetto di varie speculazioni, visto che la discrepanza tra le dichiarazioni di sostegno assoluto per l’Ucraina e la qualità degli aiuti militari è evidente: recentemente la stampa tedesca ha addirittura parlato di un accordo tra Washington e Berlino, i due principali fornitori di armi a Kiev, per ridurre l’appoggio e costringere così quasi l’Ucraina ad avvicinarsi al tavolo delle trattative con la Russia. Nonostante le smentite da USA e Germania il dubbio che oltre ai problemi oggettivi di produzione ci sia qualche altra questione aperta rimane. Al di là dei “rumors”, però, rimangono anche tutti le cifre snocciolate dall’Istituto per l’economia mondiale di Kiel, che indicano anche sul piano degli aiuti finanziari e non solo di quelli militari quanto sia ampia la forbice tra stanziamenti per il bilancio promessi ed effettivamente arrivati a Kiev, soprattutto per quel riguarda l’Unione Europea, con 23,6 miliardi di euro arrivati a destinazione su un totale di 77,1 promessi. Pesa da questo punto di vista la burocrazia di Bruxelles da una parte e dall’altra lo stato di emergenza a Kiev.
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