La guerra è entrata in una nuova fase, la priorità adesso è quella della difesa. Così in sostanza il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha preso atto della situazione sul terreno all’inizio di dicembre. La controffensiva di Kiev, iniziata sei mesi fa, ai primi di giugno, non ha dato i risultati sperati e annunciati, ma si è sostanzialmente arenata al sud, dopo che le truppe ucraine si erano incuneate in estate nella zona di Robotnye e in autunno inoltrato avevano stabilito una prima testa di ponte sulla riva sinistra del Dnirpo, nella zona di Kherson; su entrambi i lati le unità di Kiev sono però bloccate e sotto il fuoco costante di quelle russe. Non solo: nel Donbass prosegue l’avanzata di Mosca, con l’obbiettivo di conquistare Adviivka e spingersi oltre lungo la direttrice che collega l’asse del nordest, tra Lyman e Kupyansk, nel mirino i centri maggiori di Sloviansk e Kramatorsk. Il Cremlino ha fatto sapere che gli obbiettivi della cosiddetta operazione militare speciale rimangono gli stessi, benché non siano mai stati delineanti nei dettagli, e la guerra va avanti, giunta al giro di boa dei 650 giorni.
La svolta di Zelensky
Il cambiamento radicale della situazione è stato ufficializzato da Zelensky in una serie di esternazioni tra la fine di novembre e l’inizio di dicembre, tra cui una lunga intervista esclusiva all’agenzia Associated Press, in cui il presidente ha parlato espressamente della nuova fase dopo la controffensiva che non ha raggiunto gli scopi dichiarati. Il capo di Stato ha sempre sostenuto che l’obbiettivo ucraino era quello di ripristinare i confini del 2014, antecedenti la prima guerra nel Donbass, espellendo le forze russe fuori dai territori occupati all’est, al sud e dalla Crimea. Lo scorso anno di questi tempi dall’ufficio presidenziale ucraino il termine possibile veniva dato per la scorsa estate. Alla vigilia dell’inverno 2022/23 l’Ucraina aveva riconquistato importanti territori a sud di Kharkiv, con la rottura della prima linea e la retromarcia disordinata delle truppe del Cremlino a settembre, e si era ripresa Kherson, da dove i russi si erano invece ritirati in maniera ordinata a novembre. Da allora le cose sono cambiate.
Valery Zaluzhny
Le ragioni del fallimento
La linea del fronte in un anno non è mutata in grande stile: nel Donbass la Russia ha guadagnato qualche posizione, dopo le battaglie vinte a Soledar, Lysichannsk e Bakhmut, e continua in una lenta avanzata nella cornice della guerra di logoramento; al sud le tre linee di difesa russe allestite nei mesi invernali passati si sono mostrate impenetrabili. Il comandante delle forze armate ucraine, il generale Valery Zahluzhny, ha parlato di una situazione patta, da cui Kiev non può uscire se non ci saranno maggiori aiuti da parte dell’Occidente sul piano delle forniture militari e tecnologiche, al di là del fatto che l’Ucraina ha un problema di riserve di uomini, a differenza invece della Russia, che può contare sulla possibilità di una maggiore mobilitazione. La questione del sostegno occidentale è fondamentale per Kiev, la cui sorte dipende proprio da quanto Stati Uniti, NATO e Unione Europea saranno disposti a fare nei prossimi mesi e nei prossimi anni. Zelensky e Zaluzhny continuano a fare pressioni per ricevere maggior supporto, da sistemi missilistici a lungo raggio ai caccia da combattimento, ma tra Washington e Bruxelles pare si stia facendo strada la convinzione che per l’Ucraina sarà difficile vincere questa guerra, tanto che anche il segretario generale dell’Alleanza Atlantica Jens Stoltenberg ha ammesso che Kiev si trova in una situazione critica e bisogna essere preparati alle buone come alle cattive notizie.
Il duello interno
La svolta di Zelensky è stata annunciata nel quadro di un duello ancora in corso con Zaluzhny. Tra presidente e generale non corre buon sangue e all’origine dei dissidi ci sono anche alcune decisioni che il primo avrebbe preso nonostante le resistenze del secondo, come quella di difendere Bakhmut a tutti i costi, scenario che si sta ripetendo ora ad Adviivka. Media ucraini hanno riferito di frizioni all’interno delle forze armate, con la comunicazione ormai ridotta al minimo tra capo di stato e generale, scavalcato apparentemente in alcune occasioni dal generale Alexander Sirskyi, comandante delle forze di terra ucraine che ha guidato la vincente controffensiva dello scorso anno a sud di Kharkiv e la difesa perdente di Bakhmut quest’anno. In aggiunta per Zelensky ci sono i problemi politici, con una perdita di consenso sensibile, tanto che in un ipotetico scontro con Zaluzhny alle presidenziali rischierebbe di soccombere, almeno secondo quanto registrato nei recenti sondaggi dell’istituto Rating, con solo due punti percentuali si separerebbero al ballottaggio. Inoltre, solo il 39% degli ucraini ha completa fiducia nel presidente, mentre il 63% l’ha per il generale. Zaluzhny non ha mai parlato di ambizioni politiche, ma nel caso di dimissioni spontanee o di un siluramento dall’alto, come si vocifera a Kiev, potrebbe diventare realmente il maggiore rivale di Zelensky.
Notiziario delle 14:00 del 02.12.2023
Notiziario 02.12.2023, 14:30
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