Dopo quasi 900 giorni di guerra la situazione sul terreno sembra abbastanza definita e da mesi il copione è lo stesso. L’iniziativa continua ad essere in mano alla Russia, che se da un lato ha stabilizzato il fronte sud, quello delle regioni di Zaporizhia e Kherson, dall’altro prosegue lentamente l’offensiva in quelle di Lugansk e Donetsk, premendo sempre anche a nordest, tra l’oblast di Sumy e quello di Kharkiv. Mosca prosegue inoltre nella strategia dei bombardamenti a tappeto in tutto il paese, mirando in particolare alle infrastrutture energetiche e di trasporto.
L’Ucraina continua a difendersi, ma non ha rinunciato a colpire in territorio russo, con i droni largamente impiegati nelle regioni di confine, verso Belgorod e Krasnodar, e sulla Crimea. Dopo lo sblocco degli aiuti statunitensi a maggio e il consenso accordato dagli alleati occidentali per prendere di mira bersagli a ridosso del confine della regione di Kharkiv, Kiev è ancora in attesa di sistemi missilistici di difesa e soprattutto dei caccia da combattimento F-16, il cui impiego continua ad essere procrastinato, anche se è stato recentemente annunciato che i primi potranno essere impiegati già nel corso dell’estate. Difficilmente potranno diventare però dei “game changer” e cambiare l’andamento del conflitto.
Il fronte sud
L’Ucraina ha segnalato che qualcosa si sta muovendo sulla linea meridionale, dove i russi avrebbero concentrato nuove truppe nella regione di Zaporizhia. Qui un anno fa avrebbe dovuto partire la controffensiva di Kiev, con l’obbiettivo d spaccare in due il fronte e raggiungere Melitopol e il Mare d’Azov. L’avanzata si era fermata dopo pochi chilometri intorno a Robotyne, una delle roccaforti della cosiddetta linea Surovikin, il generale responsabile della difesa russa. Uno degli obbiettivi di Mosca è quello di completare l’occupazione dell’oblast di Zaporizhia, con il capoluogo omonimo controllato dagli ucraini, e anche per Kherson, già conquistata all’inizio della guerra e poi perduta nel novembre del 2022, la situazione è la medesima. Nella regione e di Odessa la Russia prosegue negli attacchi dal cielo, con gli obbiettivi primari che variano dalle infrastrutture di trasporto per il grano a quelle energetiche. L’Ucraina opera sostanzialmente con i droni diretti sulla Crimea, mentre missili a lunga gittata occidentali del tipo Shadow Storm / Scalp sono stati utilizzati sino ad ora con il contagocce.
Il Donbass
L’intero Donbass rimane il fronte più caldo, con i maggiori scontri ad ovest di Donetsk e più a nord, intorno a Chasiv Yar, la porta che apre la via verso Kramatorsk e Sloviansk, i centri maggiori controllati dagli ucraini. La Russia mantiene forte pressione anche in direzione di Kharkiv, la seconda città del Paese a pochi chilometri dal confine russo, che dall’inizio del conflitto ha respinto comunque ogni attacco. Mosca nelle scorse settimane aveva annunciato di voler costituire una zona cuscinetto nell’area di frontiera, a protezione della regione di Belgorod, e gli attacchi si concentrano adesso soprattutto verso Kupyansk.
Le truppe russe nell’ultimo anno sono avanzate in maniera limitata e a caro prezzo, mentre quelle ucraine hanno dovuto abbandonare varie posizioni: la tendenza del conflitto di logoramento è in sostanza questa e all’orizzonte non si vedono ribaltoni, con i problemi strutturali dell’Ucraina legati proprio al fatto che i cambiamenti dipendono sia dalla qualità che dalla quantità di tutte le risorse a disposizione, militari, tecnologiche e umane.
Spiragli di dialogo?
In questo contesto, e in attesa che si risolva a novembre il rebus sul prossimo inquilino della Casa Bianca, si rincorrono le voci di un possibile dialogo diretto tra Mosca e Kiev allo stesso tavolo. Da una parte il presidente Zelensky ha ventilato l’ipotesi della partecipazione russa a una prossima conferenza sulla pace da tenersi entro la fine dell’anno; dall’altra Putin, che aveva già dichiarato di essere disponibile al dialogo, partendo dallo status quo, ha fatto sapere bisogna mettersi d’accordo sui punti su cui si vorrà discutere. In questa fase della guerra favorevole alla Russia, con le prospettive ucraine di rilanciare in tempi brevi una controffensiva molto ridotte, sarà dunque ancora il risultato sul campo a dettare i tempi, e probabilmente anche in parte i risultati, degli sforzi della diplomazia.
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