La panne che ha bloccato per circa sette ore tutti i servizi online e le applicazioni del gruppo Facebook, oltre ad una sorpresa per miliardi di utenti e per gli investitori, è "una cosa mai vista" e un fatto "curioso" anche per chi non intende in alcun modo abbracciare qualche teoria complottista, come Francesco Somaini. Il 44enne ticinese di Stabio da un paio d'anni è a capo del Dipartimento di comunicazione dell'Università statale di Washington Centrale a Ellensburg, dove insegna soprattutto giornalismo e social media. Un osservatorio privilegiato per analizzare l'impatto di quanto capitato alla galassia creata da Mark Zuckerberg, il giorno dopo che una sua ex dipendente ha svelato alla CBS di essere l'informatrice che ha permesso al Wall Street Journal di pubblicare alcune inchieste potenzialmente esplosive. Hanno rivelato come il social network avrebbe privilegiato i profitti alla lotta contro la disinformazione, e sarebbe stato a conoscenza dei potenziali effetti negativi che questa scelta avrebbe avuto sulla salute mentale delle persone.
La panne, un giorno dopo le rivelazioni dell'ex dipendente di Facebook
RSI/Max Herber 05.10.2021, 11:08
"È veramente un po' curioso che il blackout sia accaduto poco dopo che il programma televisivo 60 Minutes ha mandato in onda un'intervista a un ex dipendente di Facebook che aveva rivelato come il gigante dei social media avesse continuato a mettere gli interessi economici davanti a ogni considerazione quando stava aggiornando gli algoritmi dopo le ultime elezioni presidenziali", spiega Francesco Somaini raggiunto dal corrispondente RSI negli Stati Uniti Massimiliano Herber.
Facebook, blackout e implicazioni economiche
Telegiornale 05.10.2021, 14:30
La panne, secondo il professore ticinese, potrebbe anche non avere particolari conseguenze a lungo termine per il colosso di Menlo Park che a breve ha invece dovuto far fronte ad un calo delle quotazioni e alle critiche dei suoi utenti e, soprattutto, di coloro che basano la propria attività sui suoi servizi. "Non so se ci saranno poi realmente delle ripercussioni. Usiamo i social media per mille motivi da molti anni ormai e non è la prima volta che ci sono notizie che ci fanno indignare, un po' arrabbiare su quello che fanno i social media, come operano e quali sono le loro strategie di mercato. Però continuiamo a utilizzarli. Quindi non è escluso che appena risolta la situazione le cose tornino esattamente come prima… o poco differenti da quello che erano prima".
Il guadagno derivante dalle reazioni forti incoraggia le fake news
RSI/Max Herber 05.10.2021, 11:04
Difficile, secondo Francesco Somaini, che gli utenti abbandonino Facebook e le altre applicazioni. "I numeri sono talmente grandi che ho l'impressione che per la maggior parte delle persone questo sia un contrattempo di una giornata, una cosa che dà un po' fastidio", ma nulla di tale da indurle a cambiare radicalmente idea sui social media. E ciò malgrado curiosi blackout e le rivelazioni che, come sottolinea l'esperto ticinese, dovrebbero indurre i loro gestori a cambiare modello e gli utenti ad usarli in modo diverso.
La soluzione, secondo Francesco Somaini, potrebbe risiedere nell'adozione di alcune regole, nell'introduzione di un sistema di sottoscrizione e nell'intensificazione degli sforzi "di educazione all'alfabetismo mediatico". Questo perché "educare le nuove generazioni a un uso più consapevole dei social media probabilmente nel lungo termine permetterà di ottenere risultati apprezzabili".
"In fin dei conti non bisogna essere sui social media – conclude il professore di strategie dei media digitali e giornalismo online -. Non è obbligatorio usare Facebook e non è obbligatorio usare Instagram".