Francia, Germania, Italia e Romania, attraverso i rispettivi leader a Kiev giovedì per una visita dal forte valore simbolico, hanno garantito esplicito sostegno in seno al Consiglio europeo a un'immediata concessione all'Ucraina dello statuto di candidata all'UE. Questo pur lasciando intendere che il cammino verso l'adesione sarà lungo (richiede in genere parecchi anni).
"L'Ucraina appartiene alla famiglia europea", hanno garantito Emmanuel Macron, Mario Draghi, Olaf Scholz e Klaus Iohannis in una conferenza stampa con il presidente Volodymyr Zelensky. Quest'ultimo ha dichiarato che il suo Paese "ha già meritato lo statuto di candidato" ed "è pronto a lavorare duramente" per soddisfare gli standard richiesti e diventare membro a tutti gli effetti.
Macron, Draghi e Scholz in Ucraina
Telegiornale 16.06.2022, 14:30
Fin qui Berlino e Parigi, notoriamente scettica di fronte a ogni allargamento, si erano dimostrate tiepide di fronte alla prospettiva di avviare il cammino dell'Ucraina verso l'UE. Kiev può contare sull'appoggio compatto dei membri dell'Europea orientale, della Grecia, della Svezia. Danimarca, Portogallo, Olanda e Belgio sono meno favorevoli ma non irremovibilmente contrari.
Venerdì la Commissione europea dovrebbe rendere nota la sua raccomandazione. Una decisione sarà poi presa in occasione del summit del 23 e 24 giugno. Come ricordato tanto da Draghi quanto da Macron, la mano tesa a Kiev sarà accompagnata da una tabella di marcia da seguire e comporterà anche una profonda riflessione sul futuro dei Balcani, dove Paesi come Albania e Macedonia del Nord da anni sono in lista di attesa.
L'Ucraina ha presentato formale domanda di adesione il 28 febbraio scorso, quattro giorni dopo l'inizio della guerra. Quasi contemporaneamente lo hanno fatto anche la Moldavia e la Georgia.